Nel territorio del diavolo, di Antonio Monda [Mondadori, 2019]

Monda si concentra su due temi particolarmente importanti alla fine degli anni ’90: i diritti della comunità gay, circondata da pregiudizi ed isolata dall’AIDS, e i diritti degli uomini politici, in balìa dei media, delle dicerie, per questo smontati e svuotati di ogni intimità. Ne esce fuori un quadro realistico e complesso, che però non appesantisce la lettura.

Lo stile bilancia ed alterna toni più intimistici con quelli volgari della politica spudorata praticata da Boogie man, che pure viene fatto uscire dal cliché dell’uomo pronto a tutto, del burattinaio, per essere descritto nel lato più umano dell’uomo che sta per affrontare la sua fine ineluttabile e che si guarda intorno per recuperare rapporti umani calpestati per tanti anni, dimostrando tutta la sua fragilità quando si rifugia nella famiglia, fra le braccia della moglie e delle figlie, al momento di presentare il conto a Dio. È un libro sulla fede, sulla critica alla manifestazione di Dio in Terra e sulla ricerca di Dio nella difficoltà, una ricerca contraddittoria e contorta. Libro gustoso e colto, si lascia leggere con piacere nonostante alcune ovvietà che però, nell’economia dell’intero racconto, scivolano via schiacciate dal macigno del conflitto e della minaccia continua del Male.

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