Diario della Quarantena /28 – i pilastri del diritto digitale

Arturo Di Corinto su Il Manifesto di oggi (che vi ricordo sarà disponibile gratuitamente in tutte le sezioni per un altro mese) ha pubblicato uno stralcio della guida elaborata dalla EFF (Electronic Frontier Foundation) per sensibilizzare l’attenzione sull’uso e la gestione dei dati online, in particolare per coloro che sono impegnati, non solo da adesso, nel lavoro a distanza. Che fine fa la gestione dei nostri dati? come sono gestiti nel rispetto della privacy?

I cinque pilastri indicati da EFF sono:

Proporzionalità: ogni limitazione della privacy deve essere necessaria e proporzionata. Qualsiasi programma che raccolga, in massa, informazioni identificabili sulle persone deve essere scientificamente giustificato e ritenuto necessario dagli esperti di sanità pubblica ai fini del contenimento del virus. Lo stesso vale per i Big Data.

Raccolta: deve essere fatta senza pregiudizi di nazionalità, etnia, religione, sulla base della reale possibilità di ognuno di contrarre il virus, come la storia dei suoi viaggi o la vicinanza con persone potenzialmente infette. E senza errori.

Scadenza: esiste il rischio che l’infrastruttura di sorveglianza dei dati che costruiamo per contenere Covid-19 possa sopravvivere a lungo alla crisi che si intendeva affrontare. Finita l’emergenza, vanno cancellati tutti i metodi invasivi creati per garantire la salute pubblica.

Trasparenza: qualsiasi uso governativo dei Big Data per tracciare la diffusione dei virus deve essere chiaramente e rapidamente spiegato al pubblico. Compresa la pubblicazione di informazioni dettagliate sui dati raccolti, il periodo di conservazione delle informazioni, gli strumenti utilizzati per elaborarli, i modi in cui questi strumenti guidano le decisioni sulla salute pubblica e se hanno avuto successo.

Contestazione: Se il governo cerca di limitare i diritti di una persona in base a questa sorveglianza dei Big Data l’interessato deve avere l’opportunità di contestarli tempestivamente.

(I cinque pilastri dei diritti digitali nell’era del Covid-19)

Il lavoro su piattaforme remote comunque determina la possibilità di un controllo da parte della rete e quindi del datore di lavoro. In stato di crisi la Corea del Sud ha controllato anche con dei microchip la diffusione del contagio e gli spostamenti di chi era in quarantena. Ma nell’articolo si ricorda anche che Cina ed in California si controlla già, ordinariamente, l’attenzione degli alunni; le piattaforme lavorative Zoom e Slack sono strumenti che registrano messaggi, accessi, dati.

E’ questo il nostro futuro?

Come usciremo dalla crisi?

Ieri ho proposto la lettura di un articolo di Yuval Noah Harari che individuava per le stesse problematicità una soluzione comune a questi problemi: la fiducia nella collaborazione internazionale e la responsabilità dei singoli individui, per sottrarsi al controllo centrale.



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