Diario della Quarantena /43 – la disuguaglianza si combatte anche con le tasse

Abbiamo tanto parlato di disuguaglianza/disugualianze, ci siamo molto indignati, poi però fatichiamo ad accettare che un riallineamento avviene con l’applicazione di un concetto molto semplice: chi ha di più deve dare di più.

Di seguito riporto alcuni stralci di un articolo di Giulio Marcon, portavoce del gruppo Sbilanciamoci, comparso su Huffington Post Italia, in cui si discute proprio della proposta di una sorta di “patrimoniale” temporanea, o se si preferisce “estemporanea”, che però ha subito fatto gridare al golpe.

La scorsa settimana il Pd, per merito dei deputati Melilli e Delrio, ha presentato una proposta di legge per incrementare leggermente e in modo temporaneo il prelievo (pure deducibile!) sull′1,95% degli italiani, quelli più benestanti e ricchi, che guadagnano dagli 80mila euro in su, a beneficio degli interventi contro l’emergenza Covid-19.
Apriti cielo: da destra e sinistra una levata di scudi. Salvini e Berlusconi con la solita tiritera: “vogliono mettere le mani nelle tasche degli italiani”, scordandosi di citare la percentuale, l′1,95% delle tasche dei contribuenti. Italia Viva con Faraone: “non se ne parla”. La viceministra all’Economia grillina Castelli ha ribadito: “siamo contro la patrimoniale”, ma forse ha letto un’altra proposta di legge. Un conto sono i patrimoni e un’altra i redditi.
Ricordiamoci che quando c’erano Rumor e Colombo l’aliquota sullo scaglione più alto dei redditi era il 72%, oggi il 43%. Anche il Pd ha criticato la proposta con la ministra De Micheli: “L’intenzione di redistribuire è buona, ma prima bisogna pensare a creare ricchezza, poi magari a redistribuirla”.
Magari, eh: non ci montiamo la testa. È da 50 anni che ci dicono che prima bisogna creare la ricchezza e poi… Ma quando arriva il momento nostro? La De Micheli ricorre all’argomentazione che usava da presidente di Confindustria Guido Carli contro Luciano Lama e quest’ultimo gli rispondeva: per creare maggiore ricchezza bisogna redistribuire meglio quella che c’è. Niente di straordinario: è l’ABC del riformismo.
Il nostro sistema fiscale è profondamente iniquo. Non solo per l’evasione fiscale, la più grande forma di ingiustizia. E non solo per il  grande peso della tassazione indiretta, che costituisce una forma di regressività fiscale. È giusto un sistema fiscale dove un libero professionista -grazie alla flat tax, introdotta da Cinque Stelle e Lega e non abrogata da questo governo- paghi la metà di tasse del centralinista di un call center, pur guadagnando il doppio? È giusto che 50mila italiani che guadagnano più di 300mila euro paghino poco di più di tasse di un impiegato a fine di carriera di un Ministero? Per non parlare dei milionari, che se la ridono alla faccia dei 43 milioni di italiani che si fanno carico di quasi il 70% del gettito IRPEF.
Il problema non è la ricchezza, ma la giustizia; non è l’agio, ma le diseguaglianze. 

Leggi l’articolo di Giulio Marcon su Huffington Post Italia



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