Sogno e realtà dell’America Latina, di Mario Vargas Llosa [Liberilibri, 2020]

Tutto comincia con il mito dell’Eldorado, della terra dell’oro e dalle antiche cronicas dei numerosi compilatori che accompagnarono le spedizioni dei condottieri e vice-regnanti nelle Indie americane, sedotti dai racconti favolosi di quelle terre misteriose. Capita così che spesso la realtà storica venne messa in secondo piano, come ricorda bene il peruviano Raùl Porras Barrenechea “La finzione, l’amore per le cose rare e peregrine, predominano sul gusto del reale e del comune”. La nuova terra risponde alla necessità di dare una risposta alla curiosità del Vecchio Continente anche distorcendo la tradizione religiosa, etnica, sentimentale e storica dei popoli conquistati.

Nascono credenze e tendenze immaginifiche, col beneplacito non sempre involontario degli autoctoni, una nuova cosmogonia che alimenta l’illusione per un mondo che non c’era ma che così poteva essere accettato, a partire dai luoghi simbolo del nuovo continente, come la Foresta Amazzonica ed il Rio delle Amazzoni che devono il loro nome alla tradizione mitologica greca, che prevale sulle tradizioni locali. Anziché andare nella direzione dell’integrazione e dell’ibridazione fra vinti e vincitori, si affermò una frattura che ancora oggi è colpevolmente insanata, ma speriamo sia sanabile. Hidalgos, mercenari, gesuiti o membri di altri ordini religiosi, semplici contadini o borghesi benestanti accorsero a colonizzare le nuove ricche terre di Eldorado, riversandoci nel corso del tempo anche speranze e sperimentazioni: il continente latinoamericano da paradiso mitologico aureo e esotico divenne il luogo perfetto nel quale potevano avverarsi le politiche del socialismo e del marxismo europeo…

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