Tempo variabile, di Jenny Offill [NN, 2020]

Lizzie è una bibliotecaria con una vita molto movimentata. Ha un marito, Ben, che trascorre molte ore in casa; un figlio piccolo, Eli, che frequenta una scuola dagli ambienti troppo grandi; ha un fratello, Henry, con gravi problemi di tossicodipendenza; una madre dolcissima, che però non riesce a sopportare. Lizzie fatica a tenere tutto insieme, sente il peso della responsabilità di una famiglia che dipende dalle sue cure e spesso le pesa la gestione di una vita così frammentata ed al servizio degli altri.

Tuttavia ha un talento eccezionale per continuare a complicarsela e quindi è quasi naturale per lei accettare la proposta di aiuto dell’amica Sylvia, anche perché in fondo è grazie a lei se ha avuto quel posto da bibliotecaria. Sylvia gestisce un blog molto seguito, “Cascasse il mondo”, che attira l’attenzione di tanti follower, che le intasano la casella mail con teorie strampalate e richieste assurde. Ecco, Lizzie dovrebbe aiutarla, a pagamento si intende, a smaltire la posta. All’inizio è quasi divertente rispondere al mare di domande che arrivano dagli utenti, perché le fanno capire di essere circondata da pazzi scatenati che vivono delle più assurde fobie e credenze. “Che cosa sparirà per prima dai negozi? Cos’è la trance culturale? Cos’è l’internet delle cose?”: Lizzie affronta la sfida con ironia, salvo capire che non sempre è sufficiente. Le resta forse l’illusione di un amante, Will, che compare come possibile “accoppiamento assortativo”, un simile che ama un simile. Quella fuga dalla realtà le restituisce un po’ di vitalità, ma nella vita le cose non vanno così. A casa l’aspetta un topo che non si riesce a stanare e la strana sensazione di essere al bivio tra un mondo che scompare e l’orto da coltivare…

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