Gridalo, di Roberto Saviano [Bompiani 2020]

Un ragazzo annoiato fuori da una scuola, prima di entrare, non sa cosa lo aspetta nella vita, non ne conosce le insidie, le sfumature, probabilmente non gli interessano neanche. Per lui è facile pensare in modo schematico, sulle semplificazioni che gli forniscono “gli altri” e quindi non sa che, prima ancora dei talebani, i cristiani sono stati barbari almeno quanto loro: hanno eliminato con facilità le voci scomode come la filosofa Ipazia, brutalmente denudata, fatta a pezzi e poi bruciata.

Il fuoco cristiano fu la fine anche di un altro filosofo, Giordano Bruno, accusato di parlare troppo e soprattutto di pensare senza limitazioni: in quella fiamma si consuma il paradosso di una vita trascorsa da giovane domenicano a dare la caccia agli eretici e poi, quasi cinquantenne, anche se ne mostrava meno a detta di molti, perseguitato e giustiziato in una pubblica piazza, per invidia della sua memoria, per paura delle sue idee. Il ragazzo annoiato ignora queste verità: in fondo non gli servono. Eppure deve conoscere queste e altre verità, deve svegliarsi dal torpore e lasciarsi travolgere dall’indignazione per una ingiustizia. La più grande è quella di vedere le verità nascoste: deve gridare la sua indignazione corpo con tutta la sua forza come un atto di ribellione, deve imparare a conoscere chi nella vita vuole nascondere la verità e delegittimarne i paladini, come succede ad Anna Politovskaja, strumentalmente ritratta seminuda su alcuni manifesti sui palazzi russi, insieme a quei soldati che ha sempre condannato per la loro brutalità nei confronti delle donne cecene. Anna ha osato ribellarsi al pensiero comune, ha osato pensare con la sua testa in un paese governato dalla dittatura. Perché tutte le dittature del mondo nascono dalla convinzione di poter modificare, gestire ed addestrare il pensiero della gente: quando sei di fronte a tutto questo, gridalo!

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