La tavola fiamminga, di Arturo Pérez-Revelte [BUR Rizzoli 2014]

Quis necavit equitem? Chi ha ucciso il cavaliere? La scritta è stata abilmente coperta, perché l’originale del quadro di Pieter Van Huys, pittore fiammingo del XV secolo, intitolato La partita di scacchi presenta un soggetto tutt’altro che enigmatico: il padrone di casa, il duca Fernando di Ostemburgo, la consorte, Beatrice di Borgogna, e l’ospite, Roger d’Arras, sono tutti raffigurati rilassati in una stanza molto signorile; i due uomini sono impegnati in un angolo mentre si sfidano in una partita a scacchi, mentre Beatrice è vicino alla finestra e li osserva da lontano.

Chi ha giustapposto quella scritta? È chiaro che stonasse in quel contesto, ma perché allora metterla e poi nasconderla? La restauratrice Julia ha le prove che la mano è la stessa di Pieter Van Huys, amico peraltro di Roger, ma l’intento non è ben chiaro: probabilmente attraverso un abile gioco di parole (chi ha catturato il cavallo, ovvero un pezzo degli scacchi) il pittore voleva disseminare indizi sulla paternità dell’omicidio di Roger, avvenuto in circostanze misteriose due anni prima della realizzazione del quadro. Julia è eccitata per la scoperta che rappresenta una nuova e stimolante avventura, assai rara per chi è abituato a lavorare con olii e tele. Per Menchu Roch, amica della restauratrice e gallerista, si tratta sicuramente di una storia che farà crescere vertiginosamente il prezzo del quadro, quando sarà venduto all’asta. Julia trova anche l’appoggio del suo mentore, l’antiquario César, che la sostiene e la spinge a fare luce sul mistero. Ma la chiave è proprio nel gioco degli scacchi, per questo grazie a César recluta lo strano Muñoz, giocatore di scacchi davvero strano dato che è più intento a perdere le partite che a vincerle, più desideroso di umiliare con la sua logica l’avversario che ottenere un facile successo. Il quadro però non solo è testimone di un triste evento, ma si porta dietro un alone di sventura che fa tremare Julia ed i suoi amici…

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