La Scuola abbandonata, l’imbroglio del Governo dei Migliori e l’autarchia delle Regioni

Domani arriva il giorno della verità: il 10 gennaio riprendono ufficialmente le lezioni in tutte le Scuole d’Italia in un contesto di crisi pandemica critico e senza provvedimenti seri capaci di scongiurare una catastrofe. Proviamo a fare un po’ d’ordine.

1- Le lezioni sono già iniziate in presenza in molte scuole il 7 gennaio, molte altre non le cominceranno in presenza neanche il 10 gennaio. Qui c’è il primo corto circuito costituzionale: il Ministro Bianchi ed il governo dei cosiddetti Migliori non hanno previsto un quadro unico di rientro per tutta l’Italia (che, nonostante le premesse del premier Draghi, ha ricominciato a tingersi di giallo e di arancione) però alcune Regioni, con la Campania in testa, seguita poi dalla Calabria e da alcuni sindaci, hanno già emanato disposizioni che prevedono la didattica a distanza fino al 17 se non al 29 gennaio. Quindi si comincia con la geografia variabile, fra chi sostiene le scelte del governo e chi invece le deroga. Lo scontro costituzionale previsto dal Titolo V che deroga la materia della salute alle Regioni indebolisce l’altro aspetto costituzionale, non di secondo piano, del diritto allo studio ed alla salute stessa che a quanto pare non è uguale in tutta Italia. Tradotto: non avendo trovato nessun tipo di accordo, ogni regione va per i fatti suoi, come può, individuando tutte le responsabilità finali o nel CTS (a che serve, allora, questo organismo nazionale?) o nel governo. Cioè si sta facendo politica sulla vita degli altri, dei cittadini. E’ una ferita, questa dell’autonomia differenziata, che va sanata quanto prima, soprattutto se a rimetterci, anche a caro prezzo, sono gli abitanti di questa o di quella regione.

2- nel frattempo c’è un problema di gestione di organici, quarantene, isolamenti e didattica: l’impennata di contagi, anche fra vaccinati, ha fatto registrare nei primi due giorni scolastici di gennaio (venerdì 7 e sabato 8) decine di migliaia di assenze, fra alunni e personale scolastico che hanno richiesto da subito la definizione di modalità di insegnamento pasticciate e miste (parte a casa, parte in didattica a distanza, parte proprio saltate per assenza di docenti). In questi giorni ci sono state riduzioni di orario, problemi organizzativi dettati da emergenze dell’ultimo momento, casi di positività in classe… il tutto con un sistema sanitario (questa sì una responsabilità regionale!) al collasso, che fatica a dare risposte rapide e puntuali.

3- le politiche sul tracciamento dei contagi nelle scuole sono saltate: le Regioni infatti fanno sapere che non è possibile, con le risorse che hanno, poter contemporaneamente pensare al tracciamento del virus fuori e dentro le scuole, per cui non solo non sono noti gli effettivi casi di contagio nelle scuole, ma non lo saranno perché non ce la fanno a tenere botta a tutto. Cosa si è fatto in questi mesi? probabilmente ci si è abbandonati alla retorica dell’ “andrà tutto bene” e della vaccinazione come panacea di tutti i mali. Perché andasse tutto bene, sarebbe stato necessario investire bene i soldi nella sanità pubblica potenziando le strutture esistenti, ma era troppo complicato!

4- non sono stati fatti, non adesso, ma negli ultimi mesi e nonostante i fondi previsti dal PNRR, adeguati investimenti per rendere le scuole sicure: nel puntare soltanto sulla politica della vaccinazione, che ormai è finalmente acclarato non serve per limitare i contagi, come si voleva nello scorso luglio, e su obblighi punitivi, si è omesso di intervenire sugli spazi e sui locali scolastici, si è trascurato il potenziamento dell’areazione dei locali, sono stati ignorati possibili presidi medici di prossimità per le scuole, sono stati sottovalutati gli interventi sugli organici del personale scolastico.

5- la scuola non è una priorità: a fronte dell’emergenza sanitaria, si chiude e si lascia a casa ciò che non è produttivo, secondo una logica di mercato che ancora una volta mette la scuola al primo punto negli slogan di propaganda, ma nelle retrovie dell’agenda politica. Si rinuncia cioè a prevedere di investire nel “secchio bucato” della Scuola, dove tutto è perdita finché non è finalizzato a “capitale umano” da trasformare in profitto, per tenere aperto il produttivo, dai bar alle aziende. Non era difficile prevedere uno stato d’emergenza con patti territoriali che consentissero aperture scaglionate, non era difficile prevedere maggior uso del “lavoro agile” e/o diversificare gli orari dei trasporti, degli esercizi commerciali. Molto più facile invece chiudere le scuole e rimandare l’apprendimento a distanza, con un dedalo complicatissimo di casistiche discriminatorie che permetteranno ad alcuni di stare in presenza, ad altri no, che metteranno nel caos le Scuole costrette a continue comunicazioni anche contraddittorie fra di loro (alle sole famiglie ne arrivano circa una decina al giorno, con aggiustamenti continui delle comunicazioni precedenti) ed alla gestione di isolamenti, quarantene e rientri.

Nel frattempo non sono stati ancora prorogati i finanziamenti per permettere ai contatti stretti in quarantena di assistere i propri contatti stretti: piuttosto se si può mascherina ffp2 e lavorare, oppure permessi e malattie.

Il Ministero fa sapere che va tutto bene, che tutto è sotto controllo e per questo rifiuta anche di discutere con le parti sindacali strumenti e metodi che metteranno in atto, che già stanno mettendo in atto, per un motivo molto semplice: non hanno strategia se non quella di abbandonare le scuole al loro destino e lasciare che sia la comunità educante, il dirigente scolastico ed i docenti, ad assumersi ogni tipo di responsabilità.

Il governo dei Migliori: abbandonare le scuole al loro destino e lasciare che sia la comunità educante, il dirigente scolastico ed i docenti, ad assumersi ogni tipo di responsabilità.

Questo è il governo dei Migliori, impegnato nella più nobile causa di decidere il prossimo inquilino del Colle: i migliori a lavarsene le mani! Sono i Migliori a evitare i confronti, perché sanno fare tutto e sanno farlo bene.

Noto soltanto che lo scenario non è molto cambiato rispetto all’anno scorso, con il numero dei contagi che è peggiorato e quello dei decessi lievemente modificato, con l’aggravante che un anno fa il sistema di vaccinazione era appena iniziato e adesso oltre il 95% del personale scolastico è vaccinato e lo sono anche per il 75% con seconda dose degli studenti fra i 12 ed i 19 anni.

Il Ministero si rifiuta di confrontarsi con i sindacati, non fornisce dati, non condivide le scelte.
Che almeno si prenda tutta le responsabilità, invece di scaricarle sulla Scuola, che ha deciso deliberatamente di abbandonare a se stessa.

Il governo dei Migliori.


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