Giallo indiano, di Carlo Moiraghi [NOI edizioni, 2020]

1998. Portare quel cognome, Allasca, ed essere uno studente universitario sul quale pendono delle aspettative non desiderate, per Federico è troppo pesante: giovane intelligente, ha paura di lasciarsi soffocare da quell’etichetta di “figlio del dottor Ludovico Allasca”.

E poi lui è un trasgressivo, perché soltanto nella sfida continua può trovare il sale della vita. Questa volta, però, l’ha combinata grossa: espulso dall’India, vi rientra con un passaporto falso per rivedere la sua bella Clelia, ma grazie alla sua esuberanza si ritrova sulle prime pagine dei giornali come rapitore della sua figlioccia e un pericoloso dinamitardo. Claude Saint, responsabile della missione CEE a Bombay, lo confina al sicuro a Tiracol, aspettando che le acque si calmino. Ma per Federico è impossibile trovare la pace, anche in luogo sperduto e solitario, periferico e a strapiombo sul mare. L’amicizia con l’altro italiano, Marco, lo porta a scorrazzare per le strade sterrate e provvisorie della campagna indiana. Con l’australiano Gabi, che vive in una capanna sulla spiaggia, una di quelle che saranno spazzate via del primo soffio di vento, scambia storie e curiosità. Mentre in Italia, a Sestri Levante, cresce la preoccupazione per le sorti del rampollo di famiglia, in India la vita alla macchia sembra trascorrere nella noia più totale, ma il destino ha in serbo delle novità che daranno un altro senso alla vita di Federico…

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