L’attualità del bello, di Hans-Georg Gadamer [Marietti1820, 2021]

Il rapporto di mimesi fra reale ed arte si rompe definitivamente con l’avvento delle ‘nature morte’, quando cioè l’arte smette di essere una raffigurazione passiva e quanto più verosimile possibile imitativa della verità e si carica di valore simbolico.

L’arte, diventando simbolo, si ammutolisce, nel senso che balbetta per un eccesso di informazioni che superano il mero aspetto fattuale per raccontare senza dire. Ad esempio la rappresentazione della caducità della vita ed il senso di effimero sono riassunte implicitamente dall’immagine di un limone sbucciato; oppure per l’esatto contrario si ricorre ad un allettante melograno, rappresentazione di rigogliosità. Le immagini delle cose inanimate, almeno apparentemente inanimate, acquisiscono spazio nel contesto, lo riempiono, debordando oltre il contesto stesso che le contiene. La superficie diventa tutto lo spazio visivo, va oltre, finché il dipinto diventa libero, esiste autonomamente anche contro la volontà stessa dell’autore. Ritroviamo cioè quell’impostazione platonica dell’uno e dei molti, della molteplicità dell’uno e dell’unicità dei molti…

Continua a leggere su Mangialibri


Sei d’accordo con quello che ho scritto? Lo trovi interessante? Hai idee diverse? Condividile commentando qui sotto. Grazie


Resta aggiornato.
Hai mai pensato di iscriverti alla mia newsletter?

Processing…
Success! You're on the list.

Rispondi