Buona la prima: la Juventus vince, ma non convince ancora

Un buon risultato nell’esordio con il Sassuolo (3-0) della nuova-vecchia Juventus di Massimiliano Allegri, buono per la classifica, ma non ci sono notizie granché esaltanti per il gioco espresso.

L’avversario fra l’altro non era dei più “tosti”: il Sassuolo di Dionigi, ceduto Scamacca, senza Traoré per infortunio e con molte voci di mercato su Frattesi e Raspadori, già rumorosamente eliminato dai ‘cugini’ del Modena in Coppa Italia (2-3 il risultato finale), ha energie, personalità e forza fisica, ma manca sicuramente di tecnica e blasone (col quale non si vince, ma si sa stare in campo).
Diciamo che però era l’avversario giusto (così come lo sono stati l’Udinese per il Milan, il Lecce per l’Inter, la Sampdoria per la Lazio, la Salernitana per la Roma e il Verona per il Napoli), né troppo forte, né troppo debole. Infatti ha dominato i primi 25 minuti, costringendo i vari Locatelli e Zakaria a sbagliare gli appoggi di costruzione: poi piano piano è sfumato, dopo la rete di Ángel Di Maria, e si è definitivamente affossato con il rigore di Dusan Vlahovic (che ha poi bissato nella ripresa su assist di Di Maria).
Il gioco della Juventus però latita, soprattutto a centrocampo, dove manca un vero organizzatore del gioco (quello che si chiamerebbe playmaker), capace di dettare i ritmi di gioco e uscire senza affanni dagli assalti avversari: senza il centrocampo, il gioco della Juve è stato spesso ‘alla inglese’, vecchia maniera, ovvero palla lunga e pedalare.
Meglio quando, anche se a giochi fatti, sono entrati in campo i baby Miretti (2003) e Rovella (2001), capaci di geometrie e profondità:

e se invece di andare a cercare Leandro Paredes si provasse ad investire su questi millenials? Non è nelle strategie del calcio-business, ma sarebbe molto suggestivo.

In sintesi:
difesa 8: Perin dà certezze, Bremer è già un titolarissimo, Alex Sandro sembra essersi risvegliato e Danilo continua il suo ruolo da leader. Anche De Sciglio ha ben figurato;
centrocampo 5: assente e pasticcione nei primi 50 minuti (bene Locatelli, confusionari Mc Kennie e Zakaria, fuori dai giochi Cuadrado), meglio con le forze fresche della panchina. Non valutabile il neoacquisto Kostic, entrato per marcare il cartellino;
attacco 6,5: Di Maria giganteggia, ma all’inizio da solo non dialoga e slaloma senza successo. Meglio quando si ferma sulla fascia destra. Vlahovic aveva bisogno del gol, ne ha sprecati almeno altri due.
allenatore 5,5: non è solo questione di uomini e numeri, anche di mentalità. La linea difensiva è stata troppo bassa per gran parte della gara e il centrocampo non all’altezza. Buona la prima, ma c’è da lavorare.


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