Fascista è chi il fascista fa /2: questione di simboli e di identità

Poche balle e un po’ più di onestà: il partito di Fratelli d’Italia si ispira sempre e comunque alle sue radici neofasiste, e la “fiamma” non è indifferente.

Ha voglia Giorgia Meloni di cercare di “de-demonizzare” il suo partito (felice definizione di Giorgia Serughetti), i simboli parlano chiaro ed ha ragione la senatrice Liliana Segre a richiedere la rimozione della fiamma.

Il richiamo ad un’identità storica, a cui FdI aggiunge anche “sovranisti e conservatori” è chiaro ed esplicito, come il programma di governo: contro gli immigrati, per il presidenzialismo, ItalyFirst etc.
Ma non bisogna dimenticare né la storia del Movimento Sociale Italiano, né quella più recente di Giorgia Meloni, che non festeggia il 25 aprile, ma non prende neanche posizione rispetto ai suoi esponenti di partito espressamente e dichiaratamente fascisti (il caso Terracina su tutti).
Votare il 25 settembre per Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni, nonostante i chiarimenti trilingue, significa votare un partito che col fascismo non ha mai tagliato i ponti, simbolici e quindi identitari.

Suggerisco la lettura dell’articolo apparso su Domani a cura del politologo Piero Ignazi


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