Assedio all’Occidente, di Maurizio Molinari [La nave di Teseo, 2019]

C’è un filo rosso che unisce tutti i grandi leader politici stranieri emergenti nel panorama attuale: la strategia del potere e del controllo. Che si tratti di Vladimir Putin, o di Xi Jinping, o di Recep Tayyip Erdoğan o di Kim Jong-un tutte le volte la narrazione ha delle caratteristiche comuni. Si tratta sempre dell’affermazione lenta e progressiva di un modello di comando basato sull’affermazione di sé, sulla dimostrazione al mondo della propria grandezza ed indispensabilità, ma soprattutto sul controllo del consenso.

Da Pechino a Teheran, da Mosca ad Istanbul, tutti gli errori o comunque tutto quando ha un aspetto disdicevole all’opinione pubblica, tutto quanto può essere interpretato come segno di debolezza è nascosto, eliminato, cancellato: resta l’uomo forte che fa risorgere il suo Paese dalla miseria per riportarlo al protagonismo internazionale. Ma non sono più sufficienti le basi militari oppure i missili nucleari, non bastano più le armi di distruzione di massa: per questo motivo bisogna controllare le menti, le opinioni. Così la Crimea e la Georgia sono rivendicazioni giuste, la Giordania e la Siria sono territori strategici dove misurare le proprie forze. E poi c’è da difendersi dagli attacchi hacker di questi Paesi che con le nuove armi fornite dal cyberspazio possono determinare le sorti di elezioni politiche, fughe di notizie, diffusione di informazioni vere o false. L’Occidente è sotto assedio, l’Europa è sotto assedio: per questo è di fondamentale importanza sviluppare anche un sistema di difese tecnologiche: cyberdifese per difendersi e vincere queste che sono ormai anche delle cyberguerre…

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