La capitale (Sellerio 2018)

Fenia Xenopoulou deve rilanciare la Commissione cultura dell’Unione Europea, senza un budget, e quindi senza un vero peso politico all’interno della burocraticissima macchina della politica dell’Unione. Ruba l’idea di Martin Susman che propone di preparare un Jubilee, facendo di Auschwitz la vera capitale morale dell’Europa, perché teatro negativo di quanto di peggio è stato possibile fare dalla civiltà occidentale, ma anche segno di rinascita dell’Europa stessa. Quello è il vero fulcro ideologico, politico, simbolico. Diventa quindi prioritario studiare un modo per portare a Bruxelles tutti i “reduci” dell’Olocausto, un’idea scomoda, perché rischia di far trasformare una disgrazia in una celebrazione rituale. Sulla stessa tavolozza si distendono i ricordi di David de Vriend, uno degli ultimi superstiti del genocidio, costretto quotidianamente a fare i conti con un passato disumano, ma anche le idee fanatiche di estremisti religiosi come Mateusz Oswiecki. Nell’intreccio umano della “capitale” c’è spazio per la ricerca accademica del professor Erhart e per le ultime indagini del presto pensionato commissario Brunfaut. Cosa hanno in comune queste vite? Un maialino che tutti riescono a vedere nello stesso istante mentre corre indisturbato e misteriosamente nelle vie di Bruxelles, nello stupore e nell’indifferenza di tutti. È il presagio di una serie di cambiamenti, soprattutto morali…

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