Letture di un anno (2020)

Grazie o anche a causa della mia collaborazione con Mangialibri, anche quest’anno ho potuto leggere più di cinquanta libri, di diverso tipo, tenore, natura e spessore.

Normalmente mi sono affidate, per passione, le vicende dei Balcani o della Russia o dell’America Latina, ma sono riuscito anche ad evadere leggendo interessanti e giovani scrittori italiani (come Franco Arminio, Lorenzo Marone, il gruppo Tersite Rossi, Silvia Bottani …), autori classici (come Sinisgalli) o giallisti e scrittori affermati (Piernicola Silvis e Erri De Luca).

Provo però ad indicare i cinque libri che più mi hanno colpito fra i tanti letti nel 2020 (in ordine sparso, non di tempo né di merito):

Tempo variabile, di Jenny Offill [NN, 2020] – Con questo nuovo romanzo, Jenny Offill riesce a tradurre in forma sincopata e frammentaria tutte le paure e ansie della vita di una donna media, mamma, sorella e lavoratrice, con sogni, affetti ed aspettative. La donna, con il suo insostituibile ruolo sociale, fa da collante alle tessere di un puzzle che sembra esplodere con una straordinaria forza centrifuga, anche se un centro non c’è o se c’è non è lei.

Teoria delle ombre, di Paolo Maurensig [Adelphi 2015] – Con questo romanzo Paolo Maurensig scrive il suo capolavoro sugli scacchi! Sarà difficile infatti trovare la stessa intensità, la stessa forza, la stessa capacità evocativa impiegata dallo scrittore goriziano per ricostruire gli ultimi giorni di Alexandre Alekhine, uno dei grandi geni degli scacchi del ‘900, tanto superiore nelle sue intuizioni, quanto sregolato nella sua vita, trascorsa negli ultimi anni di confino fra ossessioni e eccessi di alcool.

Peredonov, il demone meschino, Fëdor Sologub [Fazi editore, 2019] – il romanzo di Fëdor Sologub, scritto fra il 1892 ed il 1902, ma comparso soltanto nel 1905, è probabilmente uno dei migliori prodotti della letteratura russa dell’inizio del ‘900: ironico, profondo, dissacrante, ma allo stesso tempo capace di frugando a fondo senza tregua e senza nessun compromesso.

Mio marito, di Rumena Bužarovska [Bottega Errante 2019] – Rumena Bužarovska è una giovanissima scrittrice macedone, ma è anche una docente universitaria, che ha tradotto famosi autori della letteratura angloamericana, ed è inoltre una voce importante del movimento femminista #MeToo macedone, tanto che insieme ad Ana Vasileva organizza ogni anno il festival Peach Preach, dedicato a storie al femminile.

Alla fonte delle parole, di Andrea Marcolongo [Mondadori, 2019] – Pur trattando etimologie, il recente libro della Marcolongo non è un vero e proprio saggio linguistico, nel senso stretto della classificazione scientifica.

Qui l’elenco completo dei libri letti e recensiti.

E che il 2021 sia più proficuo …


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