Lorenzo Marone, la scoperta del 2018

Ho scoperto per caso i libri di Lorenzo Marone: io, sempre restio ai libri che scalano le classifiche, ho il vizio di arrivare tardi alle letture à la page. Come se ci fosse un momento giusto per delle letture giuste.

Ne ho letti due nell’ultimo mese, soprattutto incuriosito dalle copertine e dai titoli, per sbaglio e senza premeditazione:

1- Magari domani resto

2-La tristezza ha il sonno leggero

Mi sono trovato catapultato in una miriade di sentimenti e di situazioni che sono davvero necessari per la propria crescita: nel primo Luce, la protagonista, insegna come vivere con la schiena dritta e senza compromessi nei Quartieri Spagnoli di Napoli; nella seconda Erri Gargiulo ripercorre le strane possibilità delle famiglie allargate, dei sentimenti spezzati, delle incertezze emotive di un non più giovane quarantenne, figlio di genitori separati e a sua volta un immaturo.

La cornice è sempre Napoli, i romanzi sono in qualche modo un percorso interiore con personaggi che si completano per la loro complessità e per il loro modo complementare di affrontare la vita: mai fatalista, sempre propositivo, attivo, a volte paradossale e spinto all’estremo, a metà strada fra l’arte di arrangiarsi e la capacità di rimanere sempre in piedi nel migliore dei modi possibili. Perché la vita va affrontata e non schivata.

Di Lorenzo Marone mi piace la scrittura mai banale, la capacità di giocare con la narrazione fatta di lunghe digressioni, di sospesi che si riprendono puntualmente nei momenti culminanti di un episodio. Mi piace l’uso della lingua e la napoletanità.

Mi pare una buona variante rispetto ai consueti Roberto Saviano, Francesco Piccolo e Diego De Silva, oramai letture abituali di un napoletano “all’estero”.

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