Un anno orribile: fra penalizzazioni, infortuni, società e gioco che tarda a venire

Finalmente è terminato l’anno orribile della Juventus: orribile per i risultati, il gioco e per l’accanimento nei confronti di una società sicuramente non impeccabile, ma altrettanto sicuramente non l’unica colpevole di un calcio malato.

Al di là della questione prettamente giudiziaria, temporaneamente chiusa con un patteggiamento, ma tutta da giocare in Europa, con una penalizzazione di 10 punti, l’anno orribile è stato anomalo sia per il calendario (non si dimentichi il Mondiale qatariota nei mesi autunnali) e per le procedure elastiche che hanno prima tolto 13 punti alla Juve (e solo alla Juve, per un “sistema” criminale radicato anche grazie alla collusione di altri club, che però non sono mai stati chiamati in giudizio), poi li hanno restituiti ed infine ne hanno ritolto 10.

Ma l’anno è stato orribile per i numerosi infortuni che hanno segnato tattiche e strategie: su tutti Paul Pogba, ritornato in luglio e infortunato prima dell’inizio del campionato. Anche qui una gestione incredibile: prima si pensa di non operare, poi si opera. Salta il mondiale, salta i nove decimi del campionato. Quando ricompare, si infortuna di nuovo.

Infortunati anche Dusan Vlahovic, che gioca tutta la stagione ed il mondiale, senza incidere per una fastidiosa pubalgia, e Angel Di Maria, poi ripresosi e comparso a strappi, con lampi di genio e tanta latitanza sul campo.

Infortunato anche Federico Chiesa, rientrato con calma e con mille precauzioni soltanto in primavera.

Ovviamente non sono alibi per una squadra che conta nella sua rosa Bremer, Cuadrado, Rabiot, Locatelli, Kostic: sicuramente un’opportunità per lanciare i giovani Fagioli, Miretti, Barbieri, Soulé, Gatti, Iling Junior ma …

Ma ecco la vera nota dolente: la gestione tecnica e sportiva della squadra.

A partire dal mercato e da alcune scelte: la partenza di Dybala (a zero) e di De Ligt e, prima di Ronaldo, sono i segnali di una società confusa. Così come i prestiti dei giovani Cambiasso e soprattutto Rovella, che tanto sarebbero serviti al posto di un evanescente Paredes e di un alterno Di Maria. Oggi già si parla delle partenze di Rabiot (miglior campionato disputato alla Juve quest’anno ed inspiegabilmente ad oggi senza rinnovo contrattuale) e di Vlahovic, che pure deve ancora ritagliarsi un posto per merito.

Forse colpa di Massimiliano Allegri? Sicuramente la squadra, complice l’innesto di tanti giovani e di tante emergenze, non ha espresso un buon gioco, anzi a tratti non ha proprio espresso gioco: abulica ed imprecisa, si è segnalata per il gioco orizzontale e la pochezza proprio in fase di costruzione. Sicuramente il gioco “a corto muso” non favorisce ed esalta le qualità di una mediana chiamata più a difendere (e male!) che ad impostare. Società poco lucida nel definire alcuni ingaggi e soprattutto nel dare un’identità alla squadra. Il contratto di Allegri, sontuoso, da 9 milioni l’anno, termina nel 2025: il suo gioco non ha mai brillato, ma di certo Max è un ottimo gestore di spogliatoi, un ottimo uomo aziendale. Ma avrà le qualità per far rinascere lo spirito della Juventus?

La difesa fa acqua, con 54 reti subite nell’anno e 18 sconfitte, ma soprattutto non si è mai visto un gioco dominante: tanto che sono arrivate sconfitte con squadre di primo rango (Napoli, Inter, Milan, Roma …) e cosiddette squadre di seconda fascia (Sassuolo, Monza, Haifa …), subito fuori dalla Champions e in semifinale nella Europa League, dove comunque non ha lasciato il segno.

Ci vuole uno scossone! Che può arrivare o da una rivoluzione totale che giustificherebbe un altro anno di purgatorio, ma nella previsione di un beneaugurante cambio generazionale, o da un moto d’orgoglio degli stessi giocatori, molto probabilmente chiamati dalla Uefa a fare un anno lontano dai palcoscenici europei.

In estate rientreranno probabilmente McKennie, Kulusevski, Zakaria e Rovella: di materiale da plasmare e comunque su cui lavorare.

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