Buoni propositi per il 2021: che sia un anno al femminile

La prima grande lacuna da colmare nel 2021 è quella della parità di genere!
Non è un caso se nella politica (presidente della repubblica, presidente del consiglio …), nella comunicazione (direttore delle testate giornalistiche, direttore dei principali canali radio televisivi, statali o privati), nello sport, ovunque insomma le donne siano relegate ad un ruolo di secondo piano, di comprimarie se non di vallette.

La crisi pandemica è stata affrontata male al maschile, con gare di testosterone per affrontare il virus a petto nudo, oppure negarne l’esistenza (patetico Bolsonaro), oppure per gareggiare per la primazia del vaccino.

Non è dunque un caso che i risultati più importanti siano stati raggiunti in Europa grazie alla mediazione di Ursula Von Der Leyen, presidente della Commissione Europea, o nel suo piccolo da Jacinta Ardern in Nuova Zelanda.
L’Italia dimostra in questo un’enorme arretratezza culturale rispetto ad altri Paesi mondiali, dove comunque predomina una figura maschile (pensiamo agli Stati Uniti ed alla Cina, ma anche al Canada, alla Francia, alla Spagna…).
Abbiamo bisogno di più figure femminili nella politica, non come piacevole paravento o trofei da mostrare, ma per la capacità di mediazione, per la forza delle idee, per l’impostazione inclusiva e organizzativa che spesso dobbiamo riconoscere al genere femminile.
L’ultima ad essersi imposta alle luci della ribalta, non tanto per una cortesia di parità di genere, ma per spessore umano e politico, è Kamala Harris (vice presidente per Joe Biden) che mostra già di poter gestire l’intera legislatura con dignità e capacità. Non è un caso se oggi la figura femminile più influente negli USA sia Michelle Obama, e non Melania Trump stritolata dalla morsa machista di Donald e del suo entourage fatto di presunti maschi alfa, falliti miseramente.

E non penso sia da mettere in secondo piano anche l’approdo dell’arbitra Stéfanie Frappart, in un mondo maschile, se non maschilista, come quello del calcio: ha arbitrato con calma ed autorità una partita di Champions League, mostrando che non è necessario per forza urlare o affermarsi per il proprio fisico.
Le competenze sono più evidenti dei capelli raccolti da un elastico.

Abbiamo bisogno di svolte che mettano in discussione paradigmi consolidati che ci hanno portato al fallimento: abbiamo bisogno di una green economy e quindi di una società sostenibile; abbiamo bisogno di riparlare della solidarietà e dello stato sociale, contro il capitalismo ed il liberismo di questi ultimi decenni. Abbiamo bisogno di mettere in discussione le leadership maschili, fatte spesso di incompetenti che si coprono a vicenda per spirito di genere/casta.

Ben venga allora un nuova impostazione della vita sociale, fatta di pari opportunità per genere e merito, oltre le etichette del perbenismo e l’uso strumentale delle quote rosa.

Che sia la volta buona?


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