Il 38% degli atleti italiani alle Olimpiadi di Tokyo 2021 (o 2020 che dir si voglia) era italiano di “seconda generazione”, ovvero aveva altre “origini”, genitori non italiani.
Dobbiamo stupirci? Tutt’altro, siamo contenti ed orgogliosi per i nostri atleti che hanno onorato l’Italia e l’hanno resa grande con le loro prestazioni. Dobbiamo invece essere meno contenti ed orgogliosi della lentezza con cui la politica tarda ad affrontare e risolvere un nodo culturale e civile importantissimo, lo ius soli, ovvero il diritto di cittadinanza per chi nasce in un Paese a prescindere dalle origini dei genitori.
In particolare dobbiamo mostrare coerenza e civiltà:
Archiviato il medagliere olimpico, e dopo le parole di ieri del presidente del coni Malagò, il tema più caldo continua a rimanere quello dello Ius soli sportivo. La vittoria di Marcell Jacobs sui cento metri ai Giochi olimpici, e soprattutto quella di Eseosa Desalu nella 4×100, che ha potuto indossare la maglia azzurra solo dopo i 18 anni, nonostante sia nato in Italia, hanno riaperto un dibattito che continua ad arenarsi in parlamento. Come riporta La Stampa, le proposte di legge per riformare la cittadinanza sono ferme in commissione Affari costituzionali. Tutte queste prevedono la concessione della cittadinanza italiana tramite un percorso di studi: Ius soli temperato o Ius culturae.
(da Open Online)
Certo, oggi siamo abbagliati dai colori sgargianti delle medaglie, dai sorrisi, ma dovremo soffermarci sulle storie di questi atleti per permettere anche ad altre ragazze e ragazzi, bambine e bambini nati in Italia da genitori non italiani di poter acquisire da subito la cittadinanza italiana.
Nel solo 2019 sono 92.360 i bambini nati in Italia da genitori stranieri, di cui 29.442 con uno dei due, madre o padre, di cittadinanza italiana, in totale rappresentano il 22% dei nati, 420.084 (dato in forte decrescita – fonte Istat del dicembre 2020).
Confondere ed associare in modo demagogico lo ius soli con il problema dell’immigrazione è l’ennesima mistificazione di chi vuole nutrirci di paure e di odio, di chi ha paura e per questo offende, discrimina, umilia.
In Italia sono milioni i bambini nati da genitori stranieri sfuggiti dai loro Paesi: sono i compagni di classe e di giochi dei nostri figli, non possiamo continuare a trattarli in modo differente da come trattiamo i nostri stessi figli.
E’ una questione etica, prima ancora che politica.