Ulisse, il viaggio dell’eroe, nel tempo e nella mente

Il 2 febbraio 1922 viene pubblicato a Parigi il monumentale Ulysses (Ulisse) di James Joyce, autore irlandese, giramondo, scapestrato e sempre squattrinato. Ha fatto molti mestieri, dall’insegnante all’impiegato di banca, ha perfino provato la carriera da tenore; ha vissuto fra Dublino, Trieste, Roma, Parigi, Zurigo, venendo a contatto con tutte le avanguardie letterarie e culturali dell’epoca.

Da tutte ha tratto uno spunto, tutte le ha subordinate alla sua idea di scrittura. Ulysses è il romanzo che avrebbe cambiato profondamente il modo di scrivere, di raccontare, del ‘900, imponendo definitivamente un punto di vista interiore indisponibile a disciplinarsi alle regole della ragione e della morale. Un romanzo fiume, capace di far emergere particolari e dettagli, di riscoprire in tutto un simbolo, un’idea, una visione.

Joyce morirà giovane, ad appena 59 anni, dopo una vita trascorsa lontano dall’Irlanda.

Abbiamo voluto comunque intervistarlo, per celebrare con lui i 100 anni del suo capolavoro rivoluzionario.

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