Gli studenti dell’UDS (Unione degli Studenti) stanno confrontandosi a Roma negli Stati Generali della Scuola Statale partendo da un manifesto che hanno denominato “Cantiere Scuola“.
Si tratta di un’iniziativa sociale e democratica molto importante, perché -al netto della condivisione o meno di alcuni contenuti- gli studenti di tutta Italia hanno la possibilità di discutere su temi comuni individuando anche strategie strutturali da proporre al Ministero per una ricostruzione della Scuola secondo un modello maggiormente condiviso.
I tavoli che hanno organizzato affrontano temi molto diversi fra di loro, dal benessere scolastico, al clima, all’edilizia, fino a quello della valutazione, al quale ho avuto il piacere di partecipare.
Sula valutazione. Il grido d’allarme degli studenti si concentra su un uso (sbagliato) della valutazione come strumento punitivo e discriminatorio, metricistico e competitivo. Mentre i primi due punti sono frutto di visioni soggettive, sulle quali non ho ritenuto opportuno esprimermi, condivido pienamente la curvatura che spesso si dà alla valutazione, intesa da molti come semplice strumento di misurazione. Per questo ho condiviso anche la loro richiesta di una valutazione maggiormente narrativa e descrittiva, non appiattita su un numero, ma focalizzata sul percorso, sugli errori da trasformare in punti di forza.
Ed ho provato a rispondere alla domanda sensata di uno studente, Andrea: Qual è la valutazione giusta?
La valutazione è giusta quando è chiara, condivisa e coerente, negli obiettivi e nei mezzi con la quale si pratica.
La valutazione è giusta quando è strumento di riflessione ed autovalutazione: indica un momento di un percorso più ampio, che deve essere illustrato (quindi condiviso) con il valutato.
La valutazione è giusta quando è finalizzata ad un miglioramento: c’è un senso di responsabilità reciproca fra valutato e valutatore, c’è un patto di fiducia implicito. E’ un patto formativo che il valutatore ed il valutato devono stringere all’inizio del percorso: spiegare contenuti, spiegare obiettivi, spiegare finalità.
L’esperienza del tavolo con gli studenti va estesa e praticata nell’attività didattica quotidiana, là dove non c’è già, perché solo questo dialogo, oltre ogni stereotipo (implicitamente gli studenti non hanno mai detto di non voler essere valutati, ma hanno richiesto chiarezza nella votazione … è un loro diritto da rendere sempre esigibile, là dove è ignorato), permette di un migliorare complessivo del sistema scolastico.
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