Haiku

La campana del tempio tace,
ma il suono continua
ad uscire dai fiori.

Matsuo Basho
(1644 – 1694)

Sotto l’albero tutto si copre
di petali di ciliegio,
pure la zuppa e il pesce sottoaceto.

Matsuo Basho
(1644 – 1694)

Le nubi di tanto in tanto
ci danno riposo
mentre guardiamo la luna.

Matsuo Basho
(1644 – 1694)

Mondo di sofferenza:
eppure i ciliegi
sono in fiore.

Kobayashi Issa
(1763-1827)

Il tetto si è bruciato:
ora
posso vedere la luna.

Mizuta Masahide
(1657 -1723)

Accatastata per il fuoco,
la fascina
comincia a germogliare.

Nozawa Bonchō
(1640 – 1714)

Che luna:
il ladro
si ferma per cantare.

Yosa Buson
(1716 – 1784)

Ciliegi in fiore sul far della sera
anche quest’oggi
è diventato ieri.

Kobayashi Issa
(1763-1827)

Nobiltà di colui
che non deduce dai lampi
la vanità delle cose.

Matsuo Basho
(1644 – 1694)

Prendiamo
il sentiero paludoso
per arrivare alle nuvole.

Matsuo Basho
(1644 – 1694)

Gli haiku sono poesie che non sembrano tali, aforismi che non sono aforismi, sono un mucchio di parole in cui ha più peso il non detto rispetto a quello che viene detto. Sono componimenti dell’anima, che raccontano le emozioni delle stagioni, della precarietà dell’uomo e della magia della quotidianità. Ve ne proponiamo dieci, naturalmente nella traduzione italiana, da leggere lentamente in modo da coglierne tutte le qualità e le suggestioni, come un buon bicchiere di vino.
(fonte: Liberiamo)

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