Bufali in marcia al mattatoio, di Ahmel Echeverria [Efesto 2018]

L’Albatros è un bar gestito da un irlandese, di cui è rimasto soltanto il soprannome, Irish Coffee: un postaccio vicino al porto, frequentato da papponi, puttane e tipi loschi. O semplicemente da chi cerca di riempirsi della quantità giusta di alcol per arrivare a casa, per l’ultimo bicchiere davanti alla televisione. Ismaele, si fa chiamare così, passa tutte le sere dal suo amico Irish Coffee, è un cliente abitudinario, che ha bisogno di concludere un’altra giornata di resistenza in quel posto senza Dio, nei bassifondi, perché proprio nel fondo di un bicchiere riesce a trovare l’umanità. Quella sosta gli serve per bere le 3-4 birre con gin o con whisky e trovare, in qualche altro relitto umano come lui, reduce da una guerra gli ha portato via un occhio, momenti di spensierato ed effimero affetto.

Nelle donne che frequentano quel bar cerca il calore di un abbraccio, ma spera anche di vedere la strada della redenzione. Il più delle volte le sue serate si rivelano un fiasco e si chiudono fra le braccia di un amore a pagamento. Così è stato anche la sera del suo compleanno che lo traghetta ai suoi primi quarant’anni, finita con Gunila, una gattina che sa trasformarsi in una tigre selvaggia. In questo continuo caleidoscopio di alcol, sesso e incontri casuali, ma importanti, Ismaele fa i conti con le sue ragioni per stare al mondo un altro giorno, motivazioni che vanno più in là del sangue e dell’idea ossessiva di farla finita con una roulette russa scandita dal tamburo di una Colt, mai prima della quarta birra, mai prima della mezzanotte…

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