Le bufale sul governo tecnico e la piattaforma Rousseau

Proviamo a scardinare, rapidamente perché il Nostro diceva che “perder tempo a chi più sa più spiace”, due concetti che stanno riempiendo, spesso a sproposito perché non mediate, le colonne dei giornali e i messaggi social: 1) governo tecnico con appoggio politico; 2) la democrazia diretta della piattaforma Rousseau.

  1. non esiste un governo tecnico, nel senso che tutti i governi (ministri) sono politici, in quanto ricevono un mandato ben preciso dalle due camere del nostro Parlamento (basta leggere anche superficialmente il testo degli artt. 92-94 della Costituzione). Anche tutta la solfa legata alla necessità di un Presidente del Consiglio designato fra i parlamentari eletti è una storiella demagogico-populista che continuiamo a tramandare per il piacere di essere sempre contro. In realtà si tratta di persone e cariche designate in primis dal Presidente della Repubblica e poi dal Presidente del Consiglio dei Ministri e quindi legittimante da un Parlamento che è espressione di una maggioranza politica in Italia, definita dall’esito delle urne e delle votazioni politiche. Quindi TUTTI possono essere incaricati di trovare un governo, anche i cosiddetti ‘tecnici’, i quali dopo però lavoreranno secondo il mandato politico che riceveranno dai partiti (presenti in Parlamento) con i quali definiscono i punti dell’accordo/programma della legislatura.
  2. la piattaforma Rousseau non è un esempio virtuoso di democrazia diretta, perché non si tratta di una piattaforma certificata e controllabile, ma è un prodotto virtuale che può ampiamente essere manipolato. Ma c’è di più: non ha una partecipazione al voto corrispondente al numero di tutti gli iscritti del M5S, [per inciso: non credo che sia un sistema valido, nonostante qualcuno ne decanti i virtuosismi, per il motivo semplice che deresponsabilizza un ipotetico gruppo dirigente, demandando tutto anche a degli inconsapevoli o semplicemente degli incapaci che a loro volta scelgono di essere rappresentati da inconsapevoli incapaci, come dimostra la storia del partito-movimento dal marzo 2018 ad oggi … erano maggioranza e sono stati capaci di fare 3 governi diversi con 3 coalizioni diverse (e anche questo è di fatto un paradosso per chi non crede nella democrazia rappresentativa: ma tutto il Movimento è una contraddizione vivente, dal momento che si struttura come partito politico, ma finge di essere aperto e fluido … ovvero, avrebbero dovuto rifuggire ogni tipo di elezione politica e/o alleanza politica e/o strutturazione simile ad un partito)]. Mi pare che si tratti di più di uno strumento per tutelare chi non ha spessore politico, piuttosto che uno strumento di costruzione di idee e programmi, tanto che poi alla fine deve “scendere” a Roma il ‘garante’ Beppe Grillo col guru Davide Casaleggio …

Il nome scelto per la piattaforma non è casuale. Nel 1762 il filosofo Rousseau, nella sua opera più influente di filosofia politica, Il contratto sociale, affermò l’incompatibilità della democrazia con le istituzioni rappresentative e il concetto di democrazia diretta come unica forma legittima di governo: «l’idea che un popolo si dia rappresentanti che poi legiferano in suo nome è la negazione stessa della libertà»


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