Onestamente non ho proprio ben capito cosa sia successo, cioè mi chiedo perché sia successo così tardi!
Se infatti rileggiamo i dati di questo terzo governo, quello del salvifico Draghi!, i fatti ed i numeri danno ragione a chi sta provando a staccare la spina e, soprattutto, condannano la sinistra (meglio sarebbe parlare del centro-sinistra, dato che Sinistra Italiana è all’opposizione) che ha deciso di sostenerlo.
L’articolo di venerdì 15 luglio a firma di Roberto Ciccarelli, su Il Manifesto (516 giorni di politiche economiche conservatrici e fallimentari) enumera in modo chiaro ed inequivocabile, anche abbastanza neutro, il nocciolo della politica di questo governo:
- incapace di definire una politica sociale (ancora oggi l’appello del segretario generale CGIL, Maurizio Landini, per un esecutivo che affronti seriamente la crisi sociale)
- fermo ad una politica di bonus che non affronta in modo strutturale la povertà dei salari dei dipendenti, pubblici e privati (sempre su Il Manifesto, ma a firma di Gaetano Lamanna, si legga Se la politica dei bonus prende il posto dello Stato sociale)
- incapace di sconfiggere il covid (oggi quasi 70 mila contagi, con tasso di positività al 23%; ma negli scorsi giorni siamo tornati a oltre 100mila nuovi contagi al giorno)
- incapace di varare la riforma del catasto
- capace di far schizzare l’inflazione al’8% e di far crollare il PIL a -9%
- capace di promuovere una politica fiscale che ha penalizzato l’85% dei lavoratori e dei pensionati con un reddito al di sotto di 40mila euro
- …
Dunque si tratta di un governo, sostenuto da un’ampia maggioranza e mescolanza di partiti di interessi contrapposti, convergenti solo nell’unica preoccupazione di mantenere la poltrona, che non ha interesse a dare risposte ai ceti medio-bassi, ma ha curato gli interessi dei pochi ricchi e soprattutto dell’Europa (il PNRR è di fatto un’arma a doppio taglio che porterà sicuramente dei fondi -non strutturali- nuovi, ma allo stesso tempo produrrà una serie di riforme, queste sì strutturali, pesanti.
Sicuramente dietro l’atto di rottura di Giuseppe Conte e del Movimento5Stelle c’è una sorta di rivincita di fine legislatura per il conticidio del gennaio 2021 e per una serie di manovre che questo esecutivo si è impegnato a non trasformare in atto (vedi salario minimo, per esempio) o ad attuare per cancellare gli atti del governo precedente (vedi il cashback), ma c’è anche da chiedersi perché così tardi, perché soltanto adesso.
Il discorso di Draghi previsto per mercoledì prossimo chiarirà se ci saranno le condizioni per un nuovo governo (magari senza M5S, sicuramente con Forza Italia e con il Partito Democratico!) o se si aprirà la strada ad elezioni anticipate.
Il tutto mentre nel prossimo autunno dovrà essere varata una nuova manovra di bilancio, cruciale per la ripartenza dell’economia italiana e, ce lo si augura, dello stato sociale!
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