Perché è importante lo ius scholae

Sarebbe importante, in momenti di crisi economica e soprattutto sociale, provare a fare qualcosa di utile per l’Italia e non per un qualunque singolo cittadino (ogni riferimento alla flat tax come strumento di agevolazione dei pochi ricchi non è casuale).
A questo proposito portare a compimento lo ius scholae, ovvero la possibilità di diventare cittadini italiani attraverso la frequenza della scuola italiana, è un elemento di civiltà che non deve sfuggire.

Il testo in discussione alla Camera sul cosiddetto Ius Scholae prevede:

  • il riconoscimento della cittadinanza italiana per i giovani con background migratorio nati in Italia o arrivati prima del compimento dei 12 anni che risiedano legalmente e che abbiano frequentato regolarmente almeno 5 anni di studio nel nostro Paese, in uno o più cicli scolastici. Inoltre, se i 5 anni considerati includono la frequenza della scuola primaria, allora viene richiesto anche il superamento del ciclo di studi con esito positivo come elemento fondamentale per il riconoscimento della cittadinanza;
  • il riconoscimento da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministero dell’Istruzione, dei requisiti essenziali che i percorsi di istruzione e formazione professionale devono possedere per essere considerati titoli idonei per l’acquisto della cittadinanza;
  • la presentazione su base volontaria della domanda di cittadinanza prima del compimento del diciottesimo compleanno, da parte di almeno un genitore legalmente residente in Italia o chi esercita la capacità genitoriale, all’ufficiale dello stato civile del Comune di residenza. In caso di mancanza di questa dichiarazione di volontà, l’interessato acquista la cittadinanza se ne fa richiesta all’ufficiale dello stato civile entro due anni dal raggiungimento della maggiore età;
  • gli ufficiali di anagrafe sono tenuti a comunicare ai residenti di cittadinanza straniera, nei sei mesi precedenti il compimento del diciottesimo anno di età, la possibilità di acquisire il diritto di cittadinanza. L’inadempimento di tale obbligo di informazione sospende i termini di decadenza per la dichiarazione di elezione della cittadinanza.

Dunque si riconoscerebbe davvero alla Scuola italiana ed al personale scolastico un ruolo civile fondamentale, non solo di luogo educativo, ma di luogo di formazione dei cittadini, luogo dove si forma e si afferma il diritto alla cittadinanza, intesa come appartenenza ad una società.

Lo ius scholae ben esprime i significati plurimi di una scuola palestra di cittadinanza sin dalle prime età. La scuola è elemento della civiltà organizzata e per mezzo di essa nasci e diventi progressivaente cittadino, mediante un’immersione in un contesto vitale. La scuola apre a una dimensione universalistica (Pinocchio cercava i valori di vita e avventura, tranne che a scuola) e appartiene alla categoria della generatività: entri in una famiglia culturale e sei tirato su, portato avanti da chi è venuto prima di te.

Bruno Forte, L’Avvenire, 9 agosto 2022

Se la scuola è il luogo dell’inclusività, per eccellenza, allora la cittadinanza italiana non può non passare per le aule ed i banchi scolastici, per la cura del personale scolastico e dell’intera comunità educante: la scuola riacquisisce lo status di luogo fisico dove concretamente si pratica la Costituzione e la democrazia, non la becera burocrazia di qualche ministro di turno.

Lo ius scholae dovrebbe pertanto essere un obiettivo di campagna elettorale imprescindibile di qualunque soggetto politico che intende investire sulla scuola e sullo stato sociale.


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