Aeratore SI, aeratore NO… purché a settembre non si sacrifichi ancora la Scuola

I dati sull’andamento del Covid-19 segnano in questi giorni un sensibile decremento dei contagi, merito sicuramente della stagione e, probabilmente, anche del fatto che siamo quasi tutti in possesso degli anticorpi, dopo le numerose ondate di varianti.

Questa situazione porta a pensare positivo, porta soprattutto a ignorare le problematiche che potrebbero ripresentarsi con la fine dell’estate e la ripresa a pieno regime di tutte le attività lavorative, educative e sportive. Il rischio è che potrebbe esserci una nuova impennata di contagi, anche se al momento non se ne ravvedono i presupposti, di fronte alla quale saremmo ancora una volta impreparati, perché, memori della storia della cicala e delle formiche, abbiamo scelto di essere cicala in tutti questi mesi.

Sicuramente a settembre il governo ed il Parlamento avranno problemi più pressanti che quello di garantire la normale attività didattica nelle oltre 8000 scuole statali e in tutte le altre scuole non statali e centri di formazione professionale: ci sono le elezioni il 25 settembre, quindi ci sarà solo il tempo di individuare, indicare ed additare il capro espiatorio.

Purtroppo questa politica dello scarica-barile è già iniziata, come dimostrano le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità che hanno indicato la presenza di un sistema di aerazione per i locali scolastici come un provvedimento utile per limitare eventuali esposizioni ai contagi ma non obbligatorio. Ragione per cui, come ha dichiarato il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi in una recente ed inquietante intervista su Il Messaggero, sulla quale avrò modo di ritornare visto che si toccano i temi del reclutamento e del Liceo sperimentale a 4 anni, in questi mesi non è stato fatto nessun investimento sui locali scolastici, limitandosi a raccomandare frequenti cambi di aria nelle aule.

Quindi semmai, ma ci auguriamo che ciò non avvenga, ci dovessero essere nuovi contagi, apriremo la finestra, tutto qua: perché non ci abbiamo pensato prima?
Nel dubbio sapremo subito chi sacrificare: i ragazzi in età scolare!


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