Cartolina dalla fossa, di Emir Suljagić [Marotta&Cafiero, 2022]

Tutte le mattine si ritrovano a parlottare per strada, a volte magari stanno anche solo in silenzio ad aspettare notizie dai paesini vicini battendo i piedi per terra per il freddo. Si ritrovano lì, nell’enclave di Srebrenica dove pensano di aver trovato salvezza lontano dalle loro case in fiamme. Hanno perso tutto, a volte si sono dovuti dividere dalle loro famiglie, altre volte le hanno salutate definitivamente.

Molti si lasciano dietro morti ed abusi indicibili. E anche lì, nell’enclave, la vita è precaria: di notte sono costretti ad attraversare i boschi evitando gli accampamenti dei soldati serbi per cercare fortuna e qualcosa da mettere sotto i denti nei villaggi vicini, ma queste spedizioni sono rischiose e a volte infruttuose, perché la morsa della guerra sta rendendo poveri anche i vicini e perché i serbi sono sempre in agguato. Emir Suljagić arriva a Srebrenica a soli 17 anni ed in breve tempo dimentica di essere una giovane vita piena di speranza per imparare a diventare un uomo: dal suo vocabolario sono presto scomparse le parole compassione e solidarietà, perché quello che contava è solo sopravvivere, ad ogni modo. Manca ormai tutto, dal cibo alle sigarette: la disperazione mette in piedi un mercato nero che attira tutti nel desiderio di sopravvivere un giorno in più. Srebrenica è diventata un campo di concentramento dove si danno triste appuntamento i bosgnacchi in fuga, abbandonati da tutto e tutti…

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