Una recente inchiesta del giornale Libération ha mostrato quello che c’era da aspettarsi: il boom dei contratti di apprendistato corrisponde ad un’escalation di sfruttamento e lavoro non pagato. Della serie “tutto il mondo è Paese”.
Dal 2018 ad oggi i contratti di apprendistato sono aumentati di oltre il 100%, passando da 300mila a 730mila, ma con una clausola: le attività lavorative, che pure sono inserite in un percorso di educazione e formazione a carattere regionale, sono svolte con un solo vincitore, le imprese!
Infatti non solo gli studenti sono malpagati se non lasciati a bocca asciutta, ma a guadagnarci sono le stesse imprese che ricevono dallo Stato più fondi di quanto investono per i percorsi di alternanza-apprendistato.
Si tratta cioè di un meccanismo ben oliato che ha permesso ad una lobby di imprese di attingere senza remore a fondi statali, garantendosi il massimo profitto con il minimo sforzo.
«Jamais une politique de soutien à l’emploi n’a été aussi coûteuse pour les finances publiques. Ce sont des milliards d’euros de deniers publics qui partent en pure perte. Sans aucune régulation derrière !» Ces mots, forts, viennent d’un haut fonctionnaire, tenu au devoir de réserve. De ceux qui n’aiment pas les polémiques et tiennent plutôt les journalistes à distance. Sauf que là, la moutarde pique trop : «Il faut ouvrir le capot de ce beau discours sur la hausse de l’apprentissage.»
Libération
Dunque un sistema di sostegno al lavoro dispendioso, senza alcuna regolamentazione e inutile per gli stessi studenti.
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