Dal congresso del PD un’opportunità a sinistra

Dal bell’articolo di Pino Ippolito Armino apparso oggi su Il Manifesto traggo alcune considerazioni e lancio una provocazione.

Armino ricorda che:

1- non è scontato ritenere il PD l’erede del PCI dal momento che nasce come fusione a freddo di due forze contrapposte, quella dei Democratici di Sinistra e quella dell’ala progressista della Democrazia Cristiana. Nel corso degli anni, soprattutto dopo l’èra Matteo Renzi, ha prevalso l’inclinazione liberale centrista, come dimostra il crollo verticale dei voti al PD, più che dimezzati dal 2008 ad oggi.

2- di questi voti non hanno giovato i partiti della cosiddetta sinistra radicale (SEL, SI, Verdi, Unione Popolare, Partito Comunista del Lavoro, Rifondazione Comunista) di fatto fermi poco sopra la soglia del milione di voti: ergo, i votanti di sinistra o hanno dato la preferenza al partito dell’astensione, oppure a episodi politici particolari come Italia dei Valori di Di Pietro o Movimento 5 Stelle di Grillo.

3- ne consegue che una possibile, reale, svolta a sinistra, magari con Elly Schlein che oggi parla di lavoro e problemi sociali, potrebbe davvero portare ad uno scenario importante: entrare come forza ancora più a sinistra all’interno del PD, come Corbyn per i Labour o Sanders per i Democratici:

A sinistra si aprirebbe uno spazio politico ed elettorale maggiore che non nel passato sempre che le frammentate sigle siano in grado di coglierlo e ad avvantaggiarsene non siano ancora una volta l’astensione e i movimenti di protesta. Ma se, prima tra gli iscritti del Nazareno e poi tra gli elettori alle primarie aperte, Schlein, viceversa, dovesse vincere la sua scommessa, allora si aprirebbe una pagina nuova per tutta la sinistra italiana.
Il nuovo corso democratico, o il Partito del Lavoro – se così dovesse chiamars -, potrebbe far recuperare parte dei consensi persi dagli anni di Veltroni sino ai tempi più recenti di Letta.
Le forze più radicali non dovrebbero far fatica nel riconoscerlo come naturale alleato contro le destre e, forse, sarebbero chiamati a una scelta anche più impegnativa: restare minoranze di opposizione nel Paese o rappresentare, senza rinunciare alla propria radicalità, la minoranza all’interno di un partito che può governare l’Italia come la sinistra di Jeremy Corbin nel Labour inglese o quella di Bernie Sanders nel Partito Democratico negli Stati uniti.

Fin qui l’analisi, che condivido, di Armino e che, se si dimostrasse vera, lascerebbe aperte nuove e feconde porte alla sinistra.
La provocazione: tutto questo si potrebbe realizzare solo a patto che il Congresso del PD, molto atteso anche dai non iscritti [perché tutti vogliamo una forza forte a sinistra, ma che sia davvero di sinistra!], definisse fra i passaggi chiave un’abiura delle recenti acquisizioni del PD, come il Jobs Act e la Buona Scuola, che nessuno ha ancora messo in discussione!
Non sarebbe una vergogna, né sarebbe una novità una revisione storica di una linea politica fallimentare per la sinistra perché non ha nulla di sinistra, semmai ha qualcosa di sinistro, attaccare i diritti dei lavoratori e concentrare il potere solo nelle mani di un datore di lavoro sceriffo.
Significa finalmente superare la parentesi destrorsa di Matteo Renzi che, con Italia Viva e Azione di Carlo Calenda, ha finalmente disvelato a tutti la sua vera anima politica, quella che discende da Berlusconi e non da Berlinguer.

Ma si sa, “Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai idea” (James Russel Lowel) e non possiamo rassegnarci al fatto che nel PD debbano ancora rimanerci gli uni e gli altri.

[icon name=”arrow-up-right-from-square” prefix=”fas”] Qui il testo integrale dell’articolo apparso sul Manifesto: Dal congresso del PD un’opportunità a sinistra

[icon name=”arrow-up-right-from-square” prefix=”fas”] Interessante anche la lettura dell’editoriale di Norma Rangeri, C’è ancora nuova vita a Sinistra

[icon name=”arrow-up-right-from-square” prefix=”fas”] Molte delle tesi e delle risposte di Armino si trovano in un mio recente post: Quell’emorragia a sinistra e l’anomalia del PD


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