L’ultimo numero in edicola del settimanale Internazionale (21 luglio 2023) ha come articolo di copertina L’invenzione della scrittura, scritto da Alard von Kittlitz per Die Zeit (Germania).
Il tema è quanto mai attuale: la conservazione e il rafforzamento del codice linguistico, scritto e parlato, significano la garanzia dell’esistenza nel mondo in cui viviamo.
La scoperta di alcune testimonianze in argilla in Romania, che potrebbero far anticipare la nascita della scoperta della scrittura al 7.300 avanti Cristo (ma è ancora da provare la datazione), permettono ad Alard von Kittlitz di mettere a fuoco alcuni elementi sociali e culturali importanti della scrittura e della lettura per la formazione della società attuale, qualcosa che impatta sulla natura umana, tanto da fargli affermare che “senza la scrittura il mondo in cui viviamo non sarebbe concepibile”
Il fatto che stiate leggendo questo articolo, cioè che stiate ricevendo pensieri e frammenti di conoscenza formulati da qualcun altro in un altro luogo e in un altro momento, ascoltandoli con l’orecchio della mente, il fatto che queste parole trascendano così lo spazio e il tempo è qualcosa di magico
L’invenzione della scrittura
Questo perché il sistema combinato di lettura e scrittura hanno garantito un’incredibile accumulazione e trasmissione di sapere, teorico e pratico, che differentemente si sarebbe disperso.
Ma l’articolo del giornalista tedesco riguarda soprattutto il futuro della lettura e della scrittura, che prova a prefigurare partendo da due saggi sottovalutati: La galassia Gutenberg di Marshall Mc Luhan (1962) e Lettore vieni a casa. Il cervello che legge in un mondo digitale di Maryanne Wolf (2018).
Basta leggere la descrizione della consistenza di qualcosa – per esempio della frusciante gonna di sera di Emma Bovary nel famoso romanzo di Gustave Flaubert- perché si attivi la cosiddetta corteccia somatosensoriale, ossia quella regione cerebrale, da cui dipende l’esperienza tattile. E quando Emma Bovary salta già dalla carrozza, s’illumina la corteccia motoria del nostro cervello da cui dipende il movimento del corpo.
L’invenzione della scrittura
Evidentemente, leggere e scrivere sono abilità ben più complesse di quanto abbiamo sempre pensato.
A modo loro, Mc Luhan e Wolf, che riconoscono la complessità del processo comunicativo anche a livello fisiologico, sembrano individuare nell’avvento delle nuove forme di comunicazione (radio, televisione, internet, facebook, whatsapp e tutti i social media) un rischio enorme per le nostre abilità sensoriali e sociali, perché se non nutrite ci condurranno verso un inarrestabile impoverimento.
Se non facciamo attenzione, la lettura frettolosa soppianta la lettura immersiva. La conseguenza fin troppo nota è che immergerci davvero in un libro diventa effettivamente impossibile: ci distraiamo, saltiamo da un paragrafo all’altro, scandagliamo il testo alla ricerca del prossimo passaggio interessante.
L’invenzione della scrittura
Si realizza cioè quella lettura e conoscenza di superficie che è descritta in un saggio del 2006 da Alessandro Baricco (I barbari. Saggio sulla mutazione), che preconizza l’avvento di una nuova cultura e di una nuova società, quella dei barbari digitali, appunto, seguaci dell’algoritmo e di Google, incapaci di produrre cultura e sapere perché abili soltanto a recuperare informazioni orizzontali (l’elenco dei link generato da un motore di ricerca), ma sempre più pigri nel voler andare a fondo, a scavare la dimensione verticale, immersiva, del sapere.
Per questo dobbiamo prenderci cura della lettura, della scrittura e della comunicazione, individuando strategie che preservino le nostre abilità logiche e comunicative, in modo da non farci vincere ed affascinare dalla neolingua (di orwelliana memoria) digitale capace di ridurre i pensieri e quindi la società.
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