La fine dei vecchi tempi, di Vladislav Vančura [Einaudi, 2020]

Bernard Spera è il vecchio bibliotecario del castello di Kratochvíce: ne ha viste tante e ne può raccontare anche di più. Da quando il podere è passato nelle mani del ricco Stoklasa e da quando nei paraggi è arrivato il principe Nikolaevič Megalrogov, da tutti soprannominato “barone di Münchhausen” per spiccate peculiarità caratteriali, gli episodi da riferire sono ancora più e soprattutto ancora più incredibili.

Siamo in un piccolo borgo della Boemia, verso il 1921, in un contesto di scontri fra Austria, Russia e Cecoslovacchi. Bernard prima è tutore delle due figlie del suo padrone, Kitti e Michaela, poi diventa bibliotecario del castello, senza però mai entrare nelle grazie del suo padrone, malfidente ed arcigno. Nel frattempo, pur nella disperata ricerca di difendere il suo posto di lavoro, riesce a trovare il tempo per corteggiare senza successo la bella Susan e, invece con successo, la meno bella ma più disponibile Ellen. La vita a castello è un susseguirsi di impegni mondani e politici: festini, battute di caccia, calessi e belle auto che parcheggiano e si fanno ricevere per corteggiare la giovane e bellissima Michaela, per rinnovare un accordo politico, per concludere un affare importante. Non è facile per Bernard sopravvivere fra i nobili latifondisti ed i giovani avvocati rampanti, il suo equilibrio è messo a dura prova. Ma su tutti imperversa il carismatico conte-principe che catalizza l’attenzione dell’intera comunità con le sue azioni spregiudicate e la voglia di attaccar briga…

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