Scrivere e raccontare la storia dal basso: sembra facile, ma richiede tante qualità. La prima è la capacità di sacrificarsi: raccontare una storia non ha tempi prestabiliti, non è un lavoro che ammette pause, non c’è un momento in cui possiamo dirci di essere “arrivati”, ma è una ricerca incessante di domande a cui dare risposte.
Per questo bisogna essere buoni ed empatici, bisogna avere predisposizione all’ascolto e la pazienza di ricostruire tutti i fatterelli, verificarli, smontarli e rimetterli in ordine finché non tornano. Bisogna ascoltare tutti, giovani ed anziani, sempre. Questo ci porta alla seconda qualità: avere sempre fame di nozioni, approfondire sempre tutto. Rispetto ad altri mestieri, quello del giornalista e dello storico non consiste nel gestire una serie di nozioni imparate all’università, ma cercare sempre nuove risposte, nuovi indizi, nuovi metodi di raccogliere, decifrare ed organizzare notizie. La terza qualità è di tipo professionale: il giornalismo implica la pazienza di costruirsi una carriera non per il semplice gusto di arricchirsi. Non si può avere fretta, in un mondo che ha comunque una struttura feudale, ma si deve avere l’umiltà di costruirsi la propria credibilità tassello dopo tassello. Con la convinzione che non siamo noi a scegliere le storie che vogliamo raccontare, ma sono loro a scegliere noi: dobbiamo essere bravi e saperle ascoltare…