Ha solo 48 anni Sergej Michailovič Ejzenštejn quando si vede costretto ad un lungo e forzato periodo di riposo: un infarto l’ha colpito e i medici gli impongono di dare un freno alla sua vita di continui viaggi.
Inchiodato al letto, prima, invitato a ridurre i suoi impegni dopo: recluso in una stanza. Riposo assoluto, visto che per un attimo lo hanno perfino dichiarato morto e ancora non si spiegano come sia potuto succedere che sia sopravvissuto. In questa condizione si può permettere di riaprire i cassetti della memoria e rivivere una vita che per sua stessa ammissione è stata frenetica, percorsa al galoppo. Una pacchia, per lui! La prima immagine che gli viene alla mente è legata all’infanzia in una villa del litorale lettone, insieme al fratello: ricorda le pere, buonissime con una crema allo zabaione, ricorda i colori, le sensazioni piacevoli del vento fra i rami degli alberi. È il suo primo approccio alla vita che gli si apre in tutta la sua bellezza, come armonia da cogliere, da descrivere, da tenere insieme. Ricorda anche il giardino della villa sistemato con luci particolari nel giorno di Sant’Olga predisposto per la rappresentazione de L’attendente te l’ha fatta, uno spettacolo teatrale di una compagnia di dilettanti, il primo spettacolo al quale ricorda di aver assistito, all’età di 6 anni. C’è poi la scoperta del cinema, a Parigi, nel 1906: l’inizio dei viaggi, degli esperimenti, della vita frenetica…