Mentre una parte della vecchia intelighenzia politica sgomita per un posto al sole nelle liste delle prossime elezioni del 25 settembre 2022, Lorenzo Fioramonti, ex ministro meteora del Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca, dichiara di ritirarsi e di non partecipare al nuovo agone politico
Con un lungo post su Facebook, Lorenzo Fioramonti saluta i compagni di viaggio, anche quelli del Movimento 5 Stelle fra le cui fila è stato eletto, della diciottesima legislatura, e annuncia che si dedicherà prossimamente al suo lavoro di direttore del centro di ricerca sulla Sostenibilità e sulle energie rinnovabili da lui fondato in Inghilterra.
L’esperienza politica da ministro di Lorenzo Fioramonti dura la parentesi pochi mesi: entra in Viale Trastevere subito dopo i fatti del Papeete (estate 2019) come successore di Marco Bussetti nel Conte-bis (nomina del 5 settembre 2019) e in pochi mesi dà prova di buone potenzialità d’ascolto, ma anche di insofferenza alla gabbia politica (si dimetterà perché nella Legge di Bilancio 2020 non ci saranno i 3 miliardi chiesti per la Scuola, compresi quelli per il rinnovo del contratto) e di una certa rigidità autoritaria.
Il DL 126/19, trasformato poi in L.159/19, contiene l’ennesimo nuovo percorso di reclutamento con invasione contrattuale sulla mobilità (blocco quinquennale dei docenti neoimmessi in ruolo) e cancellazione da tutte le graduatorie (quindi limitazione dell’art.36 del CCNL).
Non un ministro memorabile, ma sicuramente una persona coerente ed onesta: come dimostra il gesto di chi ammette di non essere adatto a certi ruoli e declina l’invito.
Di questo tipo di umiltà e coerenza, ha parlato recentemente Piergiorgio Oddifreddi ricordando la figura di Cincinnato in un recente editoriale sulla Stampa (20 agosto).
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