Io sono Giorgia, sono una donna, sono una mamma, sono cristiana e adesso anche una pedagogista

Intervenendo al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, essendo già stato più volte detto qualcosa sugli stipendi degli insegnanti (ultimo Maurizio Lupi, presidente di Noi per l’Italia e candidato all’uninominale in Brianza), ci voleva un’idea nuova: Giorgia Meloni [donna, mamma, cristiana] veste i panni adesso anche della pedagogista e suggerisce una nuova rivoluzione nella Scuola, un coerente e nostalgico ritorno al passato. Altrimenti detta, una involuzione!

Giorgia Meloni, partendo, giustamente dal suo punto di vista, dal capolavoro reazionario di Ricolfi-Mastrocola, che sostiene l’idea che la Scuola è infestata da troppi somari ed è necessaria una scuola selettiva -nascondendola ancora una volta dietro l’inganno della meritocrazia, per dare valore ad una scuola che davvero formi e prepari, ritiene che sia necessario reintrodurre il voto numerico alla primaria!

(confronto politico – l’intervento di Giorgia Meloni sulla Scuola inizia dopo 1 ora e 14 minuti)

Ecco l’ha detto, tutti i problemi sono lì!
Nella scuola senza i numeri che misurano le valutazioni degli apprendimenti non si apprende; senza i numeri non si può stabilire chi è più bravo di un altro, non si può attribuire il merito, non si possono stanare i somari e premiare i bravi.
Questa è una scuola che aiuta tutti, questa è una scuola che dà a tutti la possibilità di diventare bravi, col terrore del numero, non con la costanza del dialogo.
In sostanza, la Giorgia pedagogista dribbla il problema di una scuola povera dove ci sono disuguaglianze proponendo una soluzione che vive delle disuguaglianze senza avere nulla di pedagogico.

Nel dicembre del 2020 il Ministero dell’Istruzione, accogliendo le indicazioni di legge nate dalla fase pandemica, ha riportato la valutazione degli alunni al periodo pre-Gelmini [è suo il decreto per l’inserimento del voto numerico alla scuola primaria], preferendo un percorso selettivo meritocratico ad un percorso di crescita.
Ovviamente nelle disposizioni del Ministero, non si evita di valutare gli alunni, ma si propone un modello di valutazione formativa che accompagna e dialoga con l’alunno, lo porta fuori dalla dimensione autoreferenziale del numero e soprattutto lo libera dall’assillo e dall’ansia della classificazione numerica.
Già, perché il lavoro dell’insegnante è valutare per far migliorare e per migliorarsi, non classificare in base ai numeri.

Inutile dire che la Giorgia, donna, mamma e cristiana, non capisce nulla di pedagogia e di strategie di apprendimento: ma anche questo va bene in campagna elettorale.
Poniamoci però il problema -serio!- che con Giorgia Meloni al governo quest’idea di ritorno al passato potrebbe diventare della maggioranza e potrebbe quindi realizzarsi quest’ennesimo abominio pedagogico-didattico.

Letture consigliate:
1. Cristiano Corsini, Liberare la valutazione dalla tirannia del voto (con bibliografia annessa)
2. Il voto incoraggia un’idea competitiva della scuola e della società
2. Mario Lodi e la scuola senza voti


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