Melma rosa, di Fernanda Trías [SUR 2022]

Da tempo il porto della città è completamente invaso da una fastidiosa nebbia che impedisce di scorgere il mare, ma anche le stesse case che si affacciano sulla piccola baia riparata: tutto è avvolto nel nulla, nel mistero di un’atmosfera surreale.

La città si sta spopolando, anche perché la costa, la spiaggia, l’acqua, la piccola baia sono completamente ricoperte da una strana melma rosa, dal puzzo inconfondibile. Anche i pesci sono tutti morti. Chi può cerca riparo in campagna, nell’entroterra, al sicuro, lontano da quella misteriosa pestilenza che sta decimando la popolazione. In città restano soltanto i poveri e chi ha qualcuno in ospedale da accudire. È il caso di una giovane donna, impegnata a mettere da parte i soldi per andare via, ma nel frattempo impegnata ad accudire Mauro, un ragazzino che ha una fame maniacale e patologica che lo porta a divorare di tutto e di più, la vecchia madre, riparata nel quartiere semideserto di Los Pozos, e l’ex marito Max, ricoverato in stato critico in ospedale. Quando non è impegnata a distrarre Mauro dalla sua fame, la giovane donna corre da una parte all’altra della città, spesso in ospedale, incrociando di volta in volta strani personaggi che si aggirano nella città spettrale asfissiata da questa nuova misteriosa peste. Non è tanto convinta di voler andare via, perché anche se tutto sta finendo intorno a lei, è proprio lì che c’è tutto il suo mondo: Max dal quale comunque non riesce a separarsi, nonostante la loro storia sia arrivata da tempo al capolinea, e Mauro che senza di lei finirebbe affogato dal cibo che ingerisce. In effetti nella cassaforte, vicino a tutta una serie di scatole e scatolette di cibo custodito in previsione di giorni più tristi, i soldi ci sono, ma non è il momento di lasciare, di abbandonare…

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