Occidente, di Ferdinando Camon [Apogeo, 2022]

Franco ha intenzione di prendere una piccola casa sulle colline e trasformarla in sezione operativa, dove far soggiornare tutte le persone che ritiene pronte ad intervenire. La mente creativa sarebbe rimasta in città, ma il braccio armato deve essere preparato fuori dal contesto urbano.

Proprio lì, sulle colline è più facile lasciarsi andare, partecipare a discussioni che in ambiti borghesi perderebbero tutto il loro senso e la loro efficacia. Franco ha cominciato così, ascoltando la voce del Maestro in una di queste ville lontane dalle luci della città, che per arrivarci devi fidarti soltanto di quello che senti sotto i piedi, tanto è buia la notte. Ha ascoltato la voce del Maestro per tutta la notte, conservandone il giorno dopo il senso di appagamento. Non sente per capire, ascolta per prendere istruzioni e decisioni. In fondo ci vuole poco a rilevare un casolare, predisporre le stanze per riposare, avere uno spazio per esercitarsi. Preparare un attentato, magari una strage, è doveroso oggi, necessario. Basta leggere i dati delle occupazioni, della distribuzione della ricchezza, per capire che è il momento di agire. Questo si agita anche nella testa di Miro quando da un rudimentale computer estrapola i dati che danno forma a tutto quello che ha intorno. Sono dati che rendono urgente la necessità di un intervento, anche e soprattutto per dare una risposta al senso di vuoto e sfruttamento. È necessario un ordine nuovo, ma bisogna radere tutto al suolo e ricostruire dall’inizio, non bastano pochi correttivi…

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