L’arcangelo degli scacchi, di Paolo Maurensig [Mondadori 2014]

Non c’era più niente da fare in America, bisognava lanciare la sfida all’Europa. Con questa idea nel 1858 Paul Morphy affronta l’Oceano Atlantico in compagnia del giornalista Fredreick Milnes Edge, per andare in Inghilterra con il desiderio di affrontare il famoso Howard Staunton, ma soprattutto con la voglia ossessiva di affermarsi nel panorama mondiale, appagare la sua sete di gloria.

Paul ha imparato a giocare a scacchi sulle ginocchia di suo padre, giovanissimo. A dodici anni ha già battuto lo zio e alcuni importanti giocatori locali. Nel 1857 ha vinto tutto quello che c’era da vincere in America. Ha 19 anni, New Orleans gli è sempre stata stretta, ancora di più un futuro da avvocato, sulle orme del padre. Forse il nonno aveva capito qualcosa delle sue ambizioni, ma adesso non c’è più spazio per esitare, è arrivato il momento di prendere in mano tutto il mondo, di riportare tutto il mondo nelle 64 caselle della sua scacchiera, dove lui è il re imbattuto. Paul parte alla ricerca di una affermazione che non può non arrivare. Peccato che Staunton sia troppo impegnato con il suo libro: ma sarà vero? O forse il grande professionista britannico ha soltanto paura di perdere con un ragazzetto di vent’anni o poco più? L’attesa lo snerva, la ritiene offensiva, così come è offensivo quel continuo negarsi. Non resta che tornare in America e… abbandonare gli scacchi! Ha 22 anni e non ha mai pensato seriamente al suo avvenire: non ha un lavoro, non ha una moglie, né una fidanzata. Ecco, a 22 anni la sua vita finisce, o quasi…

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