La Russia di Putin, di Anna Politovskaja [Adelphi 2022]

L’esercito è il vero vanto ed orgoglio della Russia: una potenza tangibile, materiale, fatta per difendere i confini della nuova nazione nata dalle spoglie dell’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche), ma anche per imporre con la determinazione della forza la presenza in terra della Russia e del suo presidente, l’ex tenente colonnello del KGB, la polizia segreta della repubblica sovietica, Vladimir Putin, prima ministro, poi presidente incontrastato ed incontestabile, dopo Bors El’cin.

Eppure l’esercito è un luogo chiuso, un vero e proprio inferno per i giovani russi, costretti a subire da parte degli ufficiali ogni tipo di ignobile vessazione: sono picchiati, umiliati, seviziati, terrorizzati da ufficiali ubriachi che possono abusare con ogni mezzo dei ‘loro’ soldati. Sono la loro valvola di sfogo. Per questo sono decine di migliaia i giovani che disertano ogni anno, perché in fondo sanno che per i loro ufficiali esiste un’impunità non scritta che ne determina il potere assoluto di vita e di morte. Sono decine di migliaia le madri che invano aspettano notizie dei figli senza sapere dove la madre Russia li sta facendo crescere e crepare. Fare l’ufficiale dell’esercito russo è un mestiere sporco, che ha il vantaggio del rimanere immacolati di fronte ad un tribunale. Questo è il vero potere di Putin, un esercito di ufficiali al suo servizio, capace di atrocità indicibili anche verso i propri figli, ma sicuro di non essere mai condannato. Succede con la guerra in Cecenia, quando i soldati russi si macchiano di gravi azioni violente anche nei confronti di civili e nessun tribunale riesce a incastrarli, a riportarli alle loro responsabilità. Perché su questo silenzio, su questa turpe complicità, poggia il potere del terrore del nuovo zar della Russia, colui che umilia i suoi oppositori, li riduce al silenzio, impone i suoi monologhi deliranti, evita i contraddittori ed è capace di fare letteralmente sparire ogni voce dissonante. L’uomo che nelle cerimonie religiose stringe la mano al pope senza baciarla, sostituisce il santo e benedice il ‘suo’ popolo, costretto ad una tacita obbedienza. Con il beneplacito del mondo occidentale…

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