Desta non poche perplessità la notizia di vaccinazioni solo per residenti e non per i pendolari da una regione all’altra.
Accade stavolta nel Lazio (non in una qualunque regione a marca leghista dell’operoso Nord) dove dalla mattina di lunedì 22 febbraio insegnanti e dipendenti della scuola cominceranno quindi a farsi somministrare la prima dose di vaccino recandosi nelle varie sedi ospedaliere e Asl indicate dalla stessa Regione, ma non potranno farlo, però, tutti coloro che lavorano nella Regione mantenendo la residenza altrove e non si sono nemmeno associati con un medico di base del Lazio: si tratta di almeno 10 mila lavoratori, non necessariamente precari, con appartamento in affitto o pendolari.

Ci illudevamo di essere in un’Italia unita e invece esistono sempre divisioni o per reddito o per provenienza o per residenza che fanno della nostra Penisola un’espressione geografica (la definizione risale addirittura al 2 agosto 1847 e fu coniata da Klemens von Metternich!) ancora lontana dal raggiungere un tratto davvero unitario.


L’assessore regionale alla sanità, D’Amato, si è subito giustificato che diversamente -dovendo accogliere le migliaia di lavoratrici e lavoratori soprattutto da Campania ed Abruzzo- deve essere garantita al Lazio una maggiore quantità di vaccino
Com’era? America first? Lazio first?

Per avere un’idea di cosa sia la democrazia e cosa sia davvero il socialismo, bisogna rivolgere lo sguardo a Cuba: il vaccino lì si produce autonomamente e, soprattutto, sarà messo dal governo a disposizione di tutti, turisti compresi.
Non è dunque estemporanea l’idea di andare a vaccinarsi lì, magari associando

Vale mas la vida des un ser humano que todo el oro del hombre mas rico del mundo


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