L’università sconosciuta, di Roberto Bolaño [SUR 2020]

In principio è una pioggia che scende per portare via l’angoscia ed accompagnare l’inizio della giornata. Mattino fatto di attesa e caffè, e di ricordi. I ricordi dei primi romanzi, delle prime pagine scritte nelle camere dove si viveva senza soldi e non con l’ossessione di voler raccontare, di volersi immergere nella lettura e nella conseguente scrittura.

Non è l’amore che si sta lì ad aspettare, ma è la bellezza che si presenta puntuale con il suo stuolo di albe morte. Questa la vita del poeta che scrive della vita nella sua forma più profonda, senza sfarzi, senza prospettive. Una vita fatta di incontri pericolosi ma necessari, di rivoluzioni annunciate. Scruta l’orizzonte con lo sguardo di un detective davanti ad un crepuscolo straordinario, sempre a fare i conti con la storia e con la sua eredità, ben sapendo che di tutto quello che si sta leggendo e scrivendo fra mille anni non resteranno che frasi isolate, tracce di donne scomparse, di bambini mai cresciuti. Da qui la paura di essere dimenticati, di voler lasciare un segno, di voler recuperare all’oblio i ricordi di amori ingenui e disperati, di vite senza un apparente senso se non nella vita stessa…

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