Alcune mie riflessioni non richieste su Mario Draghi, fine politico, altrettanto paraculo

Dire che Mario Draghi non è un politico è la più grande sciocchezza che è stata detta sul SuperUomo Salvatore della Patria: non si diventa governatore della Banca d’Italia e presidente della Banca Europea solo per curriculum.
Così come, proprio a proposito di queste due nomine, non è possibile dire che Mario Draghi non sia un politico perché non appartiene apertamente ad un partito politico: in entrambi i casi ha pesato non poco la vicinanza a Silvio Berlusconi e dunque a quel centro-destra liberale che risponde alle banche ed al mercato.

Dunque, Mario Draghi è certamente un fine politico, quindi come tale sa che la politica è arte della mediazione: ebbene nelle sue comunicazioni al Senato del 20 luglio Mario Draghi ha scelto, per toni e per contenuti, di fare il politico paraculo che salva se stesso (anche se non credo in una sua futura discesa nell’arena delle elezioni politiche del prossimo 25 settembre) e si è suicidato per un suo interesse specifico e personale. Non gli viene permesso di decidere ed attuare tutto ciò che vuole, allora va a casa e toglie il disturbo.
La sua è una scelta politica, irresponsabile, rispondente al suo narcisismo iperegotico: avrebbe potuto fare il politico fino in fondo e cedere a qualche compromesso, con la Lega o con il M5S, e continuare il governo ammucchiata fino al febbraio 2023. Per il bene dell’Italia? certamente per dare stabilità fino alla fine della legislatura e magari provare ad approvare qualche leggina che parlasse ai salari, al potere d’acquisto, all’inflazione …
Invece, da fine politico, ha trovato la soluzione che nessuno pensava, e, per soli fini personali, ha ceduto ad un regolamento di conti con Lega e M5S, mandando all’aria il campo largo delle intese e costringendo il Presidente della Repubblica ad accettare le sue dimissioni.
Morale: come accaduto in questa legislatura prima per mano di Matteo Salvini (luglio 2019), poi di Matteo Renzi (dicembre 2020), con le stesse motivazioni iperegotiche, anche Mario Draghi (luglio 2022) ha nascosto i suoi palesi insuccessi (nessuna riforma sociale strutturale, nessuna riforma catastale, una politica di soli bonus …) e si è sfilato salvando culo e camicia e ammantandosi pure dell’aura del martire della Patria.
Se non è alta politica questa, non so quale possa esserlo: il maggior risultato (un’uscita di scenda plateale da martire con tanto di lacrime di coccodrillo annesse e soprattutto dirottando le accuse sugli irresponsabili del Movimento5Stelle e/o sulle canaglie della Lega), col minore sforzo (un intervento al Senato rigido e inflessibile, come nel CDA di una qualunque ditta… peccato che si trattava dell’Azienda-Italia e si discuteva di politica italiana).

Allora, “ciaone Mario”, torna pure a fare il nonno: non ti rimpiangerò!


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