La Scuola gerarchizzata: formazione obbligatoria, ma non per tutti

Riprendendo l’intervista propaganda di ieri de Il Sole 24 ore al ministro Patrizio Bianchi, appare importante soffermarsi su un altro punto da chiarire: la formazione dei docenti, che la legge (107/2015, ovvero la Buona Scuola) vuole “obbligatoria, permanente e strutturale”.

Sostiene il ministro:
[Domanda] Quando partirà il piano di formazione dei 650mila prof?
[Risposta] Già quest’autunno. È una prima grande risposta alla necessità, emersa in pandemia, di aggiornare le competenze digitali del personale e di innovare la didattica. Sarà una formazione gratuita per i docenti e di qualità richiesta e sostenuta dal Pnrr.

Il Dlgs 59/17, modificato dal DL 36/2022 (convertito poi in L.79/22), che rivede l’accesso all’insegnamento inserendo corsi abilitanti a carico degli interessati, prevede (art.1)

La formazione continua obbligatoria, al pari di quella continua incentivata di cui all’articolo 16-ter [del decreto stesso, ndr], dei docenti di ruolo prosegue e completa la loro formazione iniziale secondo un sistema integrato, coerente con le finalità di innovazione del lavoro pubblico e coesione sociale, volto a metodologie didattiche innovative e a competenze linguistiche, digitali, pedagogiche e psicopedagogiche, nonché a competenze volte a favorire la partecipazione degli studenti. Per la realizzazione di questo obiettivo la Scuola di alta formazione dell’istruzione di cui all’articolo 16-bis, in stretto raccordo con le istituzioni scolastiche, oltre a indirizzare lo sviluppo delle attivita’ formative del personale scolastico, indica e aggiorna le esigenze della formazione iniziale degli insegnanti. Le iniziative formative di cui al presente comma si svolgono fuori dell’orario di insegnamento e sono definite, per i profili di competenza, dalla contrattazione collettiva, ferme restando l’autonomia organizzativa delle istituzioni scolastiche e le disposizioni del contratto collettivo nazionale.

Ecco il primo punto controverso: sono coinvolti solo i docenti di ruolo, i precari sono esclusi!
Questa affermazione teorica, che auspico che nella realtà non trovi seguito, ridisegna la cominità educante che non è più composta da docenti e basta, ma fa una netta distinzione fra docenti di ruolo -per i quali sono previsti alcuni adempimenti- e docenti precari, che sono il 20% del corpo docente e per i quali non è previsto nulla.
Si continua insomma sulla scia divisiva e gerarchizzante della Buona Scuola che prevedeva la valutazione solo per i docenti di ruolo (nodo risolto erga omnium, anche a favore di educatori, ATA e precari, con l’istituzione del CCNI sul MOF che trasforma la valutazione in valorizzazione: seguita poi modifica per legge!) e la card docenti (con alcune sentenze attribuita anche agli educatori e in qualche caso anche ai precari, dopo la sentenza della VI sezione della Corte di Giustizia Europea, con ordinanza del 18 maggio 2022).

Si dice insomma che all’interno di un collegio docenti con una precarietà mediamente del 20% (media del pollo: in alcuni collegi potrà essere del 10%, in altri del 30-40-50%), tutti i docenti delibereranno (art.66 del CCNL 2008) per il piano di formazione dei docenti di ruolo ignorando di fatto i docenti precari.

Veniamo al secondo punto, altrettanto interessante e ancora più scandaloso: il ministro parla di formazione gratuita, vero, ma da dove si prendono i fondi?
La legge è chiara (si tratta del comma 9 dell’art.16ter del Dlgs 59/17 novellato) e lo dice con altrettanta chiarezza il dossier depositato in Senato (p. 254 da cui si cita):

Ai predetti oneri si provvede: i) quanto a complessivi euro 17.256.575 per gli anni 2023 e 2024, a valere sulle risorse di cui alla Missione 4 – Componente 1 – Riforma 2.2 del PNRR; ii) quanto a complessivi euro 41.218.788 per gli anni 2023 e 2024 e a complessivi euro 87.713.044 per gli anni 2025 e 2026, a valere sulle risorse di cui al Programma operativo complementare POC «Per la Scuola» 2014-2020; iii) quanto a euro 40.000.000 per l’anno 2027 a valere sulle risorse di cui all’articolo 1, comma 125, della legge 13 luglio 2015, n. 107, e quanto a euro 3.856.522 per il medesimo anno 2027, mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 4, comma 1, della legge 18 dicembre 1997, n. 440; iv) quanto a euro 43.856.522 annui a decorrere dall’anno 2028, mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 123, della legge 13 luglio 2015, n. 107

Significa che i fondi del PNRR avranno un impatto bassissimo e solo iniziale, poi si procederà ad intaccare le risorse dei POC (Programmi operativi complementari) e dal 2027 in via strutturale si toccheranno risorse destinate alla contrattazione collettiva nazionale e quindi alla contrattazione d’Istituto, ovvero i fondi della card docenti definiti dalla L. 107 (art.1 co.123).
Quindi la formazione sarà autofinanziata da risorse interne sottratte al CCNL ed ai docenti di ruolo stessi che vedranno diminuite le risorse della card.

E aggiungiamo un altro passaggio: per il pagamento della valutazione incentivata si provvede “mediante razionalizzazione dell’organico di diritto in misura pari a: 1.600 posti a decorrere dall’anno scolastico 2026/2027, nonché 2.000 posti a decorrere da ciascuno degli AA.SS. 2027/2028, 2028/2029, 2029/2030 e 2030/2031”, dunque con un taglio organico che, per i posti comuni ed escludendo l’organico di sostegno (altro elemento divisivo) passerà gradualmente da 669.075 posti nell’anno scolastico 2026/2027, a 667.325 posti nell’anno scolastico 2027/2028, a 665.575 posti nell’anno scolastico 2028/2029, a 663.825 posti nell’anno scolastico 2029/2030, a 662.075 posti nell’anno scolastico 2030/2031 e a 660.325 posti dall’anno scolastico 2031/2032.

Questo spiega e mette in luce un’altra manipolazione di numeri, che guarda caso nessuno spiega MAI, là dove su Il Sole 24 ore si dice che gli organici restano intatti fino al 2025/26: perché non è stato aggiunto che dopo saranno tagliati? Come si concilia questa previsione normativa con l’affermazione che ci saranno 70mila assunzioni in più nei prossimi anni?

Seguirà infine il DL 115/2022, attualmente assegnato al Senato dal 10 agosto e già comparso solo in Gazzetta Ufficiale, che disgregherà ancora la figura docente con la distinzione fra docenti di ruolo e docenti di ruolo esperti (identito ‘mansionario’).

Morale: il colpo di coda del governo dimissionario con l’approvazione del DL 36 e la prospettiva del DL 115 mina l’unitarietà della scuola, la traforma e la ridisegna senza investimenti, tagliando organico e risorse.

Se ne potrà parlare in campagna elettorale?


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