Tu, un secolo – Lettere, di Raffaele La Capria [Mondadori 1922]

A pochi mesi dalla morte, avvenuta il 26 giugno 2022, l’editore Mondadori omaggia Raffaele La Capria, scomparso quasi centenario (3 ottobre 1922), pubblicando una raccolta di lettere di e all’autore, ma non organizzate dall’autore stesso. Raffaele La Capria è stato intellettuale e scrittore integrato, ma allo stesso tempo apocalittico: ha preannunciato e risolto molti crucci della narrativa novecentesca, superando la staticità del neorealismo e l’improvvisazione delle avanguardie.

Il suo stile chiaro, cristallino, quasi classico, è spesso in contrasto forzato con una struttura narrativa più dinamica. I personaggi creati, trasferiti con riscritture dal reale al possibile del romanzo, o del saggio romanzato (come L’armonia perduta), sono piccoli camei di universalità gettati in storie quotidiane ed esemplari. Le lettere, nella loro sostanza, sono testimonianza di grandi amicizie e affinità professionali: da Alberto Moravia, a Goffredo Parise, ad Anna Maria Ortese, a Mario Pomilio, a Luigi Meneghello, a Silvio Perrella, a Giovanni Veronesi, Dino Risi e Lina Wertmüller, c’è un universo di riscontri, di consigli, di affetti sinceri (come con Ortese), di velate critiche. Ci sono le prime lettere dell’editore Valentino Bompiani, ma anche una lettera di sollecito dello stesso La Capria affinché il suo primo romanzo (Un giorno d’impazienza, 1952) vedesse la luce. Spicca una breve missiva di Eugenio Montale che, dopo il premio Strega aggiudicato al romanzo Ferito a morte (1961), scrisse a La Capria per giustificare il giudizio negativo dato come giurato nella commissione. E spicca soprattutto una non lettera, cioè una lettera mai inviata a Pier Paolo Pasolini in risposta ad una stroncatura di Amore e psiche (1973): La Capria ribatte punto per punto alle critiche di PPP, fornendo la sua versione dettagliata dei fatti, dei contesti e dei pretesti del suo romanzo. Non mancano affettuose lettere alla moglie Ilaria Occhini ed alla figlia Alexandra, nonché una lettera al cane Guapo, morto tre anni prima. In ogni riga, anche attraverso le parole di altri, La Capria si conferma scrittore delle piccole significanti cose della vita quotidiana, della Napoli sempre amata e della “napoletanità” condivisa con la famiglia, gli amici ed i curiosi, come una categoria dello spirito che solo chi ce l’ha può capirla ed apprezzarla…

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