Il libro di Francesco Semprini è per una parte una cronaca giornalistica, fitta, ricca, argomentata, per un’altra è un diario personale, una sorta di romanzo di formazione che ci permette di vivere direttamente ed indirettamente il miracolo americano del self-made man, l’uomo che si è fatto da solo.
John Niven scrive un romanzo potente che si legge tutto d’un fiato: 30 capitoli di adrenalina e cinismo on the road, che ci portano a spasso fra l’Indiana, Phoenix, Las Vegas, Washington e la Florida.
La reazione dei social che hanno bloccato Donald Trump che messaggiava odio è interpretata da alcuni come una censura che lede il diritto di parola e pensiero. Perché non la penso così!
Vista la prova di (in)civiltà dimostrata in questi mesi, è chiaro che gli Stati Uniti non possono più -semmai avessero potuto prima- farsi paladini di una democrazia da esportare in altri Paesi a loro dire meno democratici, anzi dovrebbero a questo punto richiedere ad altri qualche lezione di ripasso.
L’Iran, dopo l’assassinio del generale Soleimani ordinato da Trump, minaccia di non accettare più i limiti per l’arricchimento dell’uranio previsti dall’accordo stipulato nel 2015 con il Gruppo 5+1, ossia i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu (Usa, Francia, Regno Unito, Russia, Cina) più la Germania. Quali saranno le conseguenze?
Non c’è nulla di peggio di un gruppo dirigente politico impreparato: ecco qual è il “quinto rischio”, quello di ignorare o peggio ancora minimizzare i problemi di un sistema, di credere di avere tutto sotto controllo, quando invece non si ha nulla sotto controllo se non una piccola pregiudizievole parte del sistema stesso.