MIUR e governo ignorano nelle loro scelte politiche i dati che commissionano (Invalsi)

Il 14 marzo è stato pubblicato il Rapporto sul Valore Aggiunto nelle prove INVALSI 2018.

Emblematica la chiosa finale della presentazione dei dati, in base ai quali

la grande maggioranza delle scuole di tutto il Paese ottiene i risultati che era prevedibile ottenesse tenuto conto delle caratteristiche dei suoi studenti, mentre sono una minoranza le scuole con valore aggiunto “positivo” o “negativo” e che dunque raggiungono risultati, rispettivamente, superiori e inferiori a quelli attesi.

Inoltre il sistema scolastico nel mezzogiorno e nelle isole appare connotato dalla tendenza a una divaricazione fra scuole più e meno efficaci maggiore di quella rilevabile nelle regioni settentrionali e centrali, dove l’efficacia del servizio scolastico sembra essere invece più uniforme. La più accentuata polarizzazione fra le diverse istituzioni scolastiche nell’Italia meridionale e insulare era d’altronde già segnalata dalla maggiore variabilità tra scuole, anche a parità di livello socio-economico, che emergeva dall’analisi dei risultati delle prove.

Le risultanze dell’indagine indicano una chiara e netta sconfitta della politica: milioni di investimenti in analisi e nessun investimento concreto per cambiare lo stato delle cose secondo quanto emerge dalle analisi stesse commissionate dalla politica.
L’INVALSI – sempre più indebitamente al centro di progetti politici che ne vogliono distorcere la natura originaria sancita dal DPR 80/2013 (valutazione del sistema scolastico) per farne lo strumento di valutazione individuale dei docenti- fornisce dati che dovrebbero servire ad orientare le scelte politiche: oggi, dal Rapporto, ci viene detto che nulla è stato fatto per evitare determinati risultati che comunque ci si aspettava e che nulla è stato fatto per rendere davvero il sistema scuola un diritto inalienabile e indiscutibile su tutto il territorio.

Dal 2016 l’INVALSI ha affinato la restituzione dei dati fornendo alle scuole indicazioni sul cosiddetto “valore aggiunto”: questa stessa restituzione dovrebbe essere letta e meditata anche dal Ministero che dovrebbe farne il punto di partenza per investimenti in risorse umane, finanziarie e ordinamentali. Per questo riteniamo importante il lavoro dell’INVALSI, che fornisce una fotografia del nostro sistema scolastico da leggere con attenzione, e per questo auspichiamo anche che l’ente sia sempre più slegato dal MIUR per poter conservare quell’elemento di terzietà che può renderne efficace l’analisi.

Il governo ed il MIUR sono sicuramente colpevoli di non saper o, peggio, non voler interpretare i dati. È inaccettabile leggere che si tratta di risultati prevedibili che ancora una volta rappresentano una netta divaricazione fra le scuole del Nord e quelle del Sud; così come è inaccettabile che in uno stesso territorio ci possano essere scuole che forniscono servizi e garantiscono risultati differenti.

Si poteva già intervenire con la Legge di Bilancio 2019 (L. 145/18) che invece al contrario ha stanziato poche risorse, alla fine insufficienti (3.569 docenti aggiuntivi; nessun incremento del personale ATA), mentre sono necessari interventi più incisivi per migliorare la qualità dell’offerta formativa e della vita scolastica:

  • Garantire un organico adeguato e stabile sia del personale docente sia del personale ATA
  • Valorizzare le professionalità docenti ed ATA della scuola garantendo anche una formazione ed un aggiornamento continui a tutti i livelli
  • Intervenire sulle scelte ordinamentali per potenziare il tempo scuola in tutte le scuole del Paese
  • Mettere in sicurezza e rendere effettivamente proficui gli edifici del Paese per rendere le Scuole ambienti di apprendimento idonei e funzionali ai progetti educativi

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