Putin – l’ultimo zar da Pietroburgo all’Ucraina, di Nicolai Lilin [Piemme 2022]

Vladimir Putin nasce il 7 ottobre 1952 in un minuscolo monolocale nel quartiere Baskov di San Pietroburgo: la madre, Masha, ne è la custode da quando ha dovuto abbandonare la fabbrica per una salute cagionevole.

Il padre, Vladimir anch’egli, fa il fabbro. I Putin sono di umilissime origini, servi della gleba affrancati: Spiridon Ivanovič Putin è conosciuto come lo chef di Lenin e Stalin, ma ha cucinato una semplicissima zuppa contadina anche per il fascinoso Rasputin. Alla fine, con Nikita Krusciov, è stato inviato in una casa di riposo per vecchi comunisti: spesso riceve la visita del nipote Vladimir che impara da quei vecchietti arzilli le prime strategie scacchistiche e tanti aneddoti sui vecchi ingranaggi del sistema, quelli del partito comunista sovietico, il PCUS. La zia Anna invece ha avuto una vita più triste, essendo finita in un campo di concentramento nazista lettone: non a caso Putin, appena divenuto presidente, polemizza con la Lettonia, impegnata a ripulirsi della macchia filotedesca. Putin si presenta così agli occhi di tutti, come un soldato del Kgb a cui non mancano mai determinazione e parole: ha una capacità magnetica di discutere con tutti di tutto, perché affonda le sue radici nella Russia zarista, ha vissuto la Russia comunista prima e dopo Stalin, sa cos’è stata la vita nelle case comuni, ha vissuto nella DDR (Germania Est). La sua non è retorica, è quasi un’empatia che avvolge e seduce per la schiettezza delle sue argomentazioni, per la vicinanza ai più deboli, ai quali vuole trasfondere la sicurezza e la certezza del grande popolo russo, quello che ormai non c’è più se non nei ricordi della sua vita…

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