Einaudi ripropone, interamente rivista e corretta, la lezione che Massimo Cacciari diede alle stampe nel 2003 in un’opera collettanea curata da Franco Moretti su Il romanzo (vol.V , pp.491-537).
Il saggio, che si innerva sulla ricerca decennale di Cacciari sulle radici filosofiche nel pensiero negativo, da Nietzsche a tutti i pensatori dell’area mitteleuropea, fornisce una ben definita chiave di lettura del testo di Musil, intrecciando il percorso euristico direttamente segnato dal testo, con il resto della produzione dell’autore austriaco ed in particolare con i suoi Diari (pubblicati sempre da Einaudi nel 1980, a cura di Enrico De Angelis). Con «la sua consolidata tecnica ermeneutica, che coincide con un ben preciso passo di scrittura» (definizione di Giampiero Moretti, su Il Manifesto del 10 aprile 2022) Cacciari propone, e sostiene con solide argomentazioni, la contrapposizione fra il «disincantamento statistico» ed il «senso della possibilità» come la cifra del romanzo-saggio di Musil: Ulrich sembra vagare e divagare in un presente che non gli appartiene, al quale si reputa estraneo, nel tentativo di definirne «i punti critici dei “valori” del mondo in cui vive, delle “visioni” che lo rappresentano. Per questo gli è necessaria una prospettiva, un metro di misura.» (Cacciari) Una lezione-saggio illuminante e convincente, ricca e documentata ad ampio respiro, che da un lato riprende e rafforza i legami fra il mondo poetico-filosofico di Musil e quello di Friedrich Nietzsche, e dall’altro riprende anche le affinità con il contemporaneo Tractatus logico- philosophicus di Ludwig Wittgenstein (edito nel 1921) che proprio nella matematica e nelle scienze esatte metteva il fulcro di ogni riflessione esistenziale. Disturba lo stile di Cacciari, volutamente verboso e indisponente nella esposizione, stratificata ed ermetica. Ma tant’è.
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