La custode, di Karina Sainz Borgo [Einaudi 2022]

Visitación Salazar è una donna di colore, sembra fatta di olio e lignite, le braccia robuste come di cemento, lo stesso che utilizza per rifinire le sepolture nel cimitero abusivo che custodisce, il Terzo Paese.

Visitación ha poche parole quando riceve visite, non ha tempo per le formalità, deve preoccuparsi dei morti e soprattutto diffida di tutti quelli che le si presentano davanti, perché potrebbero essere dei cani del terribile Alcides Abundio, padre padrone senza scrupoli di quelle terre, nemico giurato di Visitación a cui vuole espropriare il cimitero per donarlo al parroco di turno ed al suo progetto di un oratorio bisca dove far scorrere fiumi di alcol e coca. Angustias Romero è invece una giovane madre che, scappando dall’epidemia che ha colpito la sua città natale, giunge nella terra di mezzo di Mezquite, accompagnata dal marito e dai cadaveri dei suoi gemelli morti durante la traversata della sierra orientale. Angustias non si rassegna alla fine dei suoi figli, non si rassegna al degrado di un obitorio o di una fossa comune, non si rassegna alla morte: cerca una pace fatta di giustizia, cerca calore umano. Ha lasciato tutto, venduto il suo negozio, venduto i suoi capelli, per scappare da quella maledetta carestia e garantire il meglio ai suoi figli, fragili, nati settimini, bisognosi di una prospettiva di futuro. Spera sempre in un po’ di affetto di Salveiro, il suo uomo di poche parole, bravo marito, bravo a letto, ma troppo indolente: e non è tempo di indolenza, quando bisogna scappare dalla morte. Salveiro non capisce, però comprende che il suo tempo è finito, che non può più stare con Angustias: l’abbandona allora alla sua sorte, legata alla sorte di Visitación, la custode del Terzo Paese, la terra dove i morti trovano riposo, gli ultimi un conforto…

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